Il Presepe vivente di Aiello Calabro anno 2022 Ѐ diventato quasi tradizione fare il Presepe Vivente ad Aiello, ove persone allegre e di buon cuore riviver fan l’albór del Bambinello. Le vie, le piazze, case abbandonate ritornano a comporre la cornice di quell’evento che tutto ha cambiato nel mondo ov’eran solo orgoglio e guerra. Mai l’umiltà, l’amor per il fratello. Eran parole ai molti sconosciute. Seguiva all’offesa la vendetta, la piú crudél, la più soddisfacente per quei che ritenévasi l’offeso e all’offensor chiedéa riparazione. L’idea non esisteva del perdono, ma solo la vendetta più bestiale. Con la venuta del Bambino santo tutto cambiò: perdono ed umiltate divennero parole dominanti. Non si sentí piú il povero sprezzato né il vinto uomo servo e dominato. Fu all’uomo dignità restituita e gli uomini tra loro affratellati. Cosí fu un mondo nuovo preparato. Da ogni angolo a questa idea attrezzato, da ogni casa a festa addobbata, dai personaggi sparsi per le vie, che pezzi della storia del paese ricordano ed altri che riportano al tempo dell’antica Palestina, l’anelito si leva a un mondo santo, che poi sarà dal Bimbo predicato. Tutta la gente avanza in processione, osserva le botteghe dei mestieri antichi che animavano il paese, da figuranti qui rappresentati con naturalità eguale al vero, ed i visitatori appassionano facendoli tornare per incanto al vero antico quivi rivissuto. Entra nell’area al fine preparata passando sotto l’arco a ciò approntato con arte da un artista raffinato che l’epoca romana ha qui ritratto. L’emblema c’è, ci sono i centurioni di tutto punto armati, alla difesa pronti della città fortificata. Cosí voleva Roma nei dominî. C’è il pozzo, dove uomini e animali spegnéan la sete di lor lungo andare, nel luogo che una volta era chiamato “U Làvuru”, dov’era una fontana. C’è il falegname, il sarto, il calzolaio, di sèggiole e di cesti il fabbricante, di pesci e alimentari il venditore, di caldo “pane untatu” il fornaio; le donne a lavar nelle tinozze intente ed altre a stendere il bucato; quelle al lavoro del telaio addette ed a filar la lana con il fuso; altre ancora intente a ricamare tovaglie finemente lavorate dove futuri ospiti saranno con generoso cuor sfamati e accolti. Dal mantice si leva nero fumo e il fabbro batte il ferro arroventato, mentre arrostisce il pesce calor lieve e mani delicate fan la pasta. Bracieri e attrezzi fatti con fin arte esposti sono al gusto dei passanti. S’affaccia intanto all’uscio il cantiniere, che tien di vino in man bicchiere e fiasco, pronto ad offrirne al gusto dei passanti e di quel che tra lor si vuol fermare, andando oltre l’assaggio, e soddisfare la gola ed un buon pasto consumare. Contento versa loro il vino nuovo e scalda cuore e gola agli avventori. L’agricoltore porta frutta fresca da terra buona coltivata a mano. Non mancano i “culluri” al focolare fritti, perché alla gola sian graditi, né il sapone a mano preparato come da tradizion del tempo antico. Aiello a Palestina s’è addobbato fondendo tradizioni dei due luoghi cosí come il Bambin qui fosse nato nella Capanna posta qui alla Praca. Sotto il castello del paese antico l’accampamento è posto dei Romani, gremito di soldati in gran tenuta pronti a colpir l’assalitor nemico. C’è il milite romano con la spada, il sacerdote della vecchia legge custode; c’è il console alleato che rappresenta l’ordine romano; Erode che si sente minacciato da chi da poco nel suo regno è nato e, per tenere il trono assicurato, s’appronta a far la strage dei neonati. La Sinagoga c’è, anche lo scriba ch’è addetto e intento alle sue funzioni, come a noi è stato consegnato da antica e validata tradizione. Palazzi antichi a giorno illuminati con i giardini intorno sono il segno che libertà, giustizia ed eguaglianza nei cuori e nelle menti sono entrate a costruire un mondo affratellato dov’ogni privilegio è superato e regna la concordia qual tra frati: non c’è piú il ricco né il diseredato. Questo messaggio vien dalla Capanna, donde già splende luce del Bambino prima ch’Ei manifesti la parola che al mondo annuncia la rivoluzione. Pure il Palazzo Cybo Malaspina, già sede di potenti dominanti, s’è illuminato, segno ch’è cambiato il mondo per l’arrivo del Bambino e Piazza del Popolo, ‘A Praca, è sede di Capanna illuminata. Il segno non va sottovalutato: giustizia ed uguaglianza han trionfato. La gente avanza verso la Capanna, che luce rigogliosa sparge intorno e illumina i luoghi ed il selciato e gli animi spalanca alla speranza. Un Angelo che illumina l’accoglie e mostra quella santa mangiatoia dove adagiato posa il Bambinello dal bue e dall’asinello riscaldato. Accanto son Giuseppe e Maria, al fin del lungo viaggio riposati, che al mondo mostran quel ben arrivato Bambino ispiratór di un nuovo mondo. Del mondo a lui s’inchinano i potenti; oro, incenso e mirra qual regale dono portano chini e generosi per ossequiar nuovo ordine mondiale. Aiello Calabro, 25 dicembre 2022 Franco Pedatella
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