Dal libro di Peppe Verduci, Frammenti di storia e ricordi, Pellegrini 2006, pag. 49. Il più delle volte era la Democrazia Cristiana a fare festa, scavalcandoci nella conta dei voti che ad essi risultavano sempre di più; come ad esempio avvenne nelle politiche del 1948, quel 18 aprile, quando ne uscimmo sconfitti in maniera eclatante, con le ossa rotte, con solo 8 milioni di voti contro i 12 della Democrazia Cristiana, con l’aggravante di aver tutta la sinistra in un solo gruppo per non far disperdere voti, inventando il famoso “Fronte Popolare” e scegliendo come simbolo la testa di Garibaldi. La Democrazia Cristiana quell’anno ha dilagato, conquistando in Parlamento la maggioranza assoluta dei voti con 307 Deputati, ma, ricordo, imbarcò poi nel Governo il Partito Repubblicano che contava solo 5 Deputati, allo scopo, certo, di non farsi accusare di regime assoluto, ma per dimostrare che l’Italia aveva un Governo di coalizione. Quella travolgente affermazione fu ottenuta sulla bas