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In memoria di Elio Naccarato, un ricordo in poesia di Franco Pedatella

In memoria di Elio Naccarato
di Franco Pedatella

Se sali in Piazza e tendi orecchio attento
verso il parapetto su Via Roma,
di fronte al Tabacchino di Settuzzo,
o sopra il muretto del giardino
di Ciccio Nitti, prima della Posta,
o in altro luogo tra la Piazza e il Corso,
ancora senti l’eco di battute
gioiose e di risate affezionate.
È l’eco del sorriso spensierato
del caro amico Elio Naccarato
che or piú non ci rallegra le giornate
coi lieti suoi racconti quotidiani.
Uscito dalla sartoria operosa
di mastro Geniale Naccarato,
ogni mattina in pullman raggiungeva,
per frequentar la bella Scuola Media,
Grimaldi, ché ad Aiello ancor non c’era.
Ricca la colazione ad Acquafredda
in casa del fedèl Tonino Rino,
col quale poi si proseguiva il viaggio
fino a Grimaldi coi compiti già fatti!
Di Geometra il Diploma conseguito,
dopo esperienza giovanile a Roma,
gli valse l’assunzione pe ‘l lavoro
presso il Genio Civile di Cosenza.
Quivi portò il suo spirito felice,
il far suo spensierato e incline al gioco,
che non lo vide mai piegato a sdegno
né per alcun motivo corrucciato.
Volevi tu la mappa del terreno
o i dati catastali della casa?
Non ti dovevi all’alba alzar dal letto
e andar col freddo in pullman a Cosenza.
Elio era pronto a far quel che volevi
e ti forniva i dati che cercavi,
senza che tu a Cosenza una giornata
perdessi a procurar quel che serviva.
A fin del mio mandato di governo
Elio, da Consiglier d’Opposizione,
rompendo gli steccati divisori
che c’eran nella vecchia tradizione
tra Maggioranza ed Opposizione,
mi ringraziò del gran lavoro fatto
con spirito altruista e con passione
in cinque anni di amministrazione,
con Giunta e Maggioranza Consiliare.
Per tutto questodel comportamento
di Elio a me rimane e ai conoscenti
sacra e indelebile memoria
e la persona sua ci resta cara.
L’aver Franca Belmonte poi sposato,
compagna mia di scuola affezionata
(quando Ovidio Notti e Rosario
Colistro, latinisti e professori,
a scrivere e a parlare c’insegnavano
di Cesare la lingua e Cicerone
e le espressioni algebriche spiegava
Tilde Gagliardi materna e affettuosa,
mentre il timon tenéa della barchetta
con mano ferma il preside Iachetta)
e anche comare per voler dimamme,
le due comari Rita ed Artemisia,
che avéan tra loro stretto il bel legame
del “commaraggio”, com’era allor chiamato,
mi aveva reso Elio piú vicino.
Perciò lo voglio ancora ricordare
or che tra noi non è, ma s’è involato,
perché del suo bel far, della persona
e del nome si conservi la memoria.

Roma, 21 febbraio 2021

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