Passa ai contenuti principali

Il terremoto del 27 marzo 1638

Il ricordo del terremoto del 1638 nelle pagine di "Ajello Calabro" di Rocco Liberti (editrice MIT Cosenza 1969), che riportano la poesia Fermati o viandante di Giuseppe di Valle.

Fermati
o viandante.
Non ti farò indugiare.
Ohimè, ohimè, ora son irti
e
squarciati
ruderi
quei bastioni che
la Magna Grecia edificò
saldi contro il nemico
lusingando
Flora, Pomona e Cerere.
E si abbatté insospettato
il terremoto
nelle soavissime delizie.
Ohimè quanti morti.
Ohimè quanti morti
quanti dirupi ohimè
nonché vita scorrente
in cruento e frettoloso sepolcro.
Va' ora e impara la sorte della Terra
dal destino sfavorevole.
Impara la lealtà della Terra.

1638
Giuseppe di Valle
superstite inconsapevole
e piangente della distrutta Patria.

Per approfondimenti sul sisma vedi: 

Commenti