Tra il 1926 e il 1942, 190 confinati – 184 uomini e 6 donne, gran parte dei quali considerati in vario modo “sovversivi” - furono inviati dal regime fascista nella Valle del Savuto.
Operai, contadini, braccianti, artigiani, inservienti, professionisti e preti furono letteralmente strappati dalle loro esistenze e confinati in dieci comuni della suddetta valle, tutti paesi “segnati da profonda miseria” e pienamente rispondenti alle esigenze del regime, ovvero “essere lontani dalla vita”.
Per troppo tempo, le storie di questi uomini e di queste donne, sono rimaste avvolte nel silenzio e nell’oblio. A riportare la luce, intrisa di rigore metodologico e amore per il proprio territorio, su questo prezioso spaccato di storia locale è stato Leonardo Falbo, docente e storico roglianese, da anni attento e acuto ricercatore e osservatore delle vicende storiche del proprio paese natale, Rogliano, e dell’intera Valle del Savuto.
Il saggio “Valle di Confino” - con prefazione di Pantaleone Sergi, presidente Icsaic - restituisce finalmente alla storia i volti e le gesta dei “sovversivi” che per anni popolarono la nostra Valle del Savuto, uomini e donne che con la loro vita testimoniarono il valore della libertà e della democrazia.
Operai, contadini, braccianti, artigiani, inservienti, professionisti e preti furono letteralmente strappati dalle loro esistenze e confinati in dieci comuni della suddetta valle, tutti paesi “segnati da profonda miseria” e pienamente rispondenti alle esigenze del regime, ovvero “essere lontani dalla vita”.
Per troppo tempo, le storie di questi uomini e di queste donne, sono rimaste avvolte nel silenzio e nell’oblio. A riportare la luce, intrisa di rigore metodologico e amore per il proprio territorio, su questo prezioso spaccato di storia locale è stato Leonardo Falbo, docente e storico roglianese, da anni attento e acuto ricercatore e osservatore delle vicende storiche del proprio paese natale, Rogliano, e dell’intera Valle del Savuto.
Il saggio “Valle di Confino” - con prefazione di Pantaleone Sergi, presidente Icsaic - restituisce finalmente alla storia i volti e le gesta dei “sovversivi” che per anni popolarono la nostra Valle del Savuto, uomini e donne che con la loro vita testimoniarono il valore della libertà e della democrazia.
Nelle pagine di Falbo, sono riportati anche sei confinati ad Aiello Calabro, tra cui il bolognese Arcisio Dozza, che lavorava nella falegnameria dei fratelli Casella.
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