AIELLO CALABRO – Non ci sono parole per descrivere chi lascia un
luogo pubblico nelle condizioni che vedete nelle immagini a corredo
di questo post. Non si addice nemmeno il termine “pùarco” che
quando è abbuttu arruozzule llu scifu. Perché quello è animale, fa
il suo mestiere. Non è uomo.
La scorsa domenica mattina, in montagna, facendo la nostra
camminatella di JamuaCaminare2017 ci siamo beati sui sentieri di
Madre Natura, da Faeto a Tenise (qui il post e l’album fotografico). Lungo il percorso, tra il Casellone e gli Altipiani,
come saprete, ci sono alcuni esemplari di miei parenti, dei pini
secolari (presumo, non sono certo, che siano stati piantumati nel
rimboschimento di fine ottocento, e dunque sarà necessario fare
ricerche per saperne di più). Alberi che abbiamo misurato con mezzi
di fortuna (uno dei quali è risultato essere più di 5 metri di
circonferenza). Lo scopo è quello di capire se possono essere
censiti, misurati come si deve non solo in circonferenza ma anche in
altezza, tutelati, e forniti di targhetta informativa con tutto
quello che c’è da sapere su di essi.
Belli entusiasti di questa idea, a fine escursione (12 e più km), ci
siamo rifocillati con un po’ di salame e qualche bicchiere di vino.
Ce ne potevamo andare a casa, ma ci andava di fare un giretto tra i
chioschi dell’area picnic, che una volta, diversi anni fa, erano
sani e funzionali. Ora, la maggior parte è ridotta a rudere, per
colpa, sia chiaro, dei tanti incivili che vi hanno bivaccato negli
anni, senza averne alcun rispetto e cura. Come se questo non bastasse
già per guastarsi il morale, c’è un chiosco proprio sopra a
quello che fu il Casellone, che è una brutta mazzata tra capo e noce
di collo. Un ditiperio. Un affronto, una ferita. C’è spazzatura
ovunque. Una discarica a cielo aperto che le foto vergognosamente
documentano (ma gli altri chioschetti non stanno molto meglio). C’è
bisogno di invocare una subitanea pulizia straordinaria? O possiamo
lasciare lì quella spazzatura a fare brutta mostra di se? Bene
sarebbe che facessimo gruppo tutti, Cittadini e servizio di pulizia
comunale. E bene sarebbe per il futuro un po’ di controllo in più
per cercare di sgamare gli sporcatori seriali e ferirli nel
portafogli.
Una questione che è d’uopo proporre qui in questa occasione, sulla
quale riflettere – e mi rivolgo sia ai Cittadini aiellesi, e sia
agli Amministratori pubblici - è se la montagna è ancora da
considerare territorio da rispettare e nel contempo valorizzare.
Penso alla percorribilità lenta del territorio, che ti fa scoprire
luoghi sconosciuti e dimenticati, antichi luoghi di sosta, penso ai
sentieri che molti amatori percorrono, che collegano da secoli le
campagne, che andrebbero forniti di cartelli e quant’altro, per
esempio di una mappatura (descrizione del percorso, dati tecnici,
tracce gps, ecc.
Se la montagna è ancora considerata una nostra ricchezza, è lo è,
non v’è dubbio, luogo privilegiato di turismo sostenibile, ne
consegue che bisognerà intervenire. Come? Le strade sono due. O
reinvestire risorse per restaurare i chioschi ormai fatiscenti e
proseguire con altre cose ancora. Oppure ritornare all’antico.
Togliere chioschi e baghetelle per non attirare in montagna chi la
montagna non la ama, ma che ama solo il ciancunizzo fine a se stesso.
Nel primo caso, il denaro necessario forse ci sarebbe pure: leggo
sulla stampa che il comune è prossimo destinatario di 925 mila euro
e sembra che la riqualificazione ambientale sia contemplata negli
interventi possibili. Nel secondo caso, cioè fare tabula rasa di
quello che c’è ora, sempre di riqualificazione ambientale si
tratterebbe. Quale che sia la scelta più giusta per il bene del
territorio e del paese, non lo sappiamo. Discutiamone. Ma nel
frattempo, non lasciamo all’incuria il Casellone.
Sporcizia con standard vandalici, ma anche legni marci fino al crollo strutturale. Siamo messi beni a tutto tondo.
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