Il 27 gennaio inizia il novenario della festa di San Geniale e vutu che si svolge il prossimo 5 febbraio, come segno di ringraziamento, di penitenza e di devozione per lo scampato pericolo, in occasione del terremoto del 1783.
Qui qualche link sulla storia del culto:
Di seguito, un brano tratto dal volumetto “San
Geniale Martire” di Scipione Solimena in cui si riporta ampiamente
il manoscritto del sig. Gaetano, nipote di Monsignor Giuseppe Maruca
nostro concittadino e Vescovo di Viesti.
“Il Principe della
famiglia Pinelli, (che, dopo i Ravaschieri, ebbe la signoria di
Belmonte Calabro), la cui religione doveva certamente esser
grande e sincera, ebbe conoscenza dei portenti del nostro Protettore.
Si rivolse allora al Guardiano del Convento, col vivo desiderio di
possedere un pezzetto delle ossa del Martire Santo.
Il frate bramando di
cattivare per sé e pel suo Convento l'animo di quel Signore
«profittando
– dice il Cronista – dell'apertura della cassa per la festa, nel
sabato vigilia della solennità, ne perse un osso interno, e tutto
giulivo lo portò al Principe, che molto lo gradì. Intanto venuta la
vigilia delle festa dell'anno seguente, giorno che al solito doveva
aprirsi la cassa, per esporsi l'urna alla venerazione dei fedeli, il
Padre Guardiano fu colto da grave dolore e da contorcimenti in tutta
la persona senza sapere indagare la causa di tanto repentino malore,
sicché dovette dare ad altri la sua chiave, e la commissione di
eseguire la funzione. Lo stesso malore lo colse l'altro anno appresso
e nello stesso giorno; sicché entrato in sé stesso, conobbe che la
rinnovazione del suo male, in tal giorno e nell'ora stessa, era
causato non da umana causa, ma da permissione divina pel furto
sacrilego commesso smembrando un Corpo intero. Risolve portarsi dal
suo Principe, e lo fa nel seguente giorno. Lo trova colpito del suo
male medesimo e con gli stessi caratteri del suo sofferto del pari
nell'anno precedente. Il Guardiano da ciò prende occasione parlargli
del sacrilego furto commesso, e lo prega restituirgli la suddetta
Reliquia. Volentieri la ritornò nelle mani del Padre, e questi la
restituì al primitivo luogo.»
Nell'urna
delle S. Reliquie è contenuta anche una borsa di antico damasco
finissimo, che pare contener monete.
La
tradizione costante e viva nell'animo dei cittadini di Aiello
assicura, che quella borsa piena di antichissime monete d'oro fu data
dalla Moglie del Principe suddetto al Guardiano in riparazione del
sacrilego possesso della S. Reliquia. Il Guardiano, rimettendo
nell'urna l'osso, restituitogli dal Principe, vi depositò anche la
borsa, che vi è rimasta senza che altri osasse di aprirla.
Avuta
notizia del sacrilego furto e della restituzione della Reliquia, il
popolo di Aiello, in segno di protesta e per evitare nuove indebite
appropriazioni, pensò di porre in salvo per l'avvenire il prezioso
tesoro.
Mediante
sottoscrizione volontaria, fu raccolta considerevole somma, e
decretata la statua del S. Martire con la corona e la palma di
argento”.
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