LAGO – Il tumore al
seno è tra le patologie neoplastiche più diffuse. Le donne che ogni anno si
ammalano in Italia sono più di 30 mila. Un’incidenza che negli ultimi tempi
sembra aumentare, anche tra le giovani sotto i 45 anni.
Sebbene ancora non si
conoscano le cause di insorgenza del carcinoma della
mammella, che sono multifattoriali (ambientali, genetiche, ecc,), è
però possibile, opportuno, quanto necessario, puntare sulla diagnosi precoce.
Diagnosi precoce,
dunque, a cominciare dall’autopalpazione, come “parola d’ordine” raccomandata da
tutti gli intervenuti all’incontro tenutosi a Lago, curato dal Comune in
collaborazione con l’associazione “Salute Donna”.
Tra i partecipanti, Roberto
Mazzuca, infermiere all’Annunziata di Cosenza e consigliere comunale che ha presentato
e moderato l’incontro, il sindaco Vittorio Cupelli ed Elio Filice, medico e
ufficiale sanitario della cittadina.
Le relazioni
programmate sono state tenute da Adriana Imbrogno, responsabile della sezione
cosentina di “Salute Donna”, l’associazione di
volontariato nata nel 1994 all'Istituto dei Tumori di Milano, che
proprio quest’anno compie 20 anni di vita. E da Sergio Abonante, responsabile
Uosd di chirurgia senologica dell’Ospedale di Cosenza, che ha parlato del tumore
alla mammella, e nel dettaglio, delle tecniche diagnostiche, chirurgiche e
terapiche (chemio, radio, ed ormonoterapia) che la medicina oggi ha come
strumenti per debellare la patologia, che per fortuna, danno sempre più
risposte positive nella quasi totalità dei casi. Un percorso, quello illustrato
dal chirurgo, lungo il quale le pazienti sono seguite dalla “Breast Unit”,
un’unità medica multidisciplinare operativa nel nosocomio bruzio, diretta dallo
stesso Abonante, che da qualche anno offre cure soddisfacenti a quante si
trovano a combattere questa patologia, senza la necessità di dover affrontare migrazioni
sanitarie in altre strutture ospedaliere extra regionali.
La conferenza medica è
stata pure l’occasione per chiedere l’adesione al “manifesto per i diritti dei
pazienti oncologici”. Come ha spiegato la dott.ssa Imbrogno, si tratta di un
documento proposto da Salute Donna e dalle associazioni dei pazienti oncologici,
nel quale si chiede che «per evitare i “viaggi della speranza” lo Stato sia garante
dell’uniformità sul territorio nazionale delle prestazioni sanitarie». Per chi fosse interessato a firmare, può consultare il sito www.salutebenedadifendere.it
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