Riceviamo e postiamo.
di
Nicola Ianni
Essendo
appassionato di aeronautica, ho trovato una tabella. Essa riguarda la costituzione
delle flotte aeree nel mondo occidentale, arabo ed asiatico. Da ciò si è
originato questo mio ragionamento.
La
compagnia aerea Fly Emirates è quella
che possiede il maggior numero di aerei da trasporto passeggeri del tipo A 380, cioè i migliori e più potenti oggi
esistenti sul mercato.
Pur
essendo il paese d’origine Dubai (popolazione
2 milioni e mezzo circa di abitanti) e delocalizzato rispetto al mondo occidentale, questo emirato
ha una compagnia di bandiera la “Fly Emirates” all’avanguardia e serve tutte le
linee aeree del mondo. La nostra ALITALIA non possiede nessun quadrireattore ed
i servizi che offre per andare
all’estero, anche negli USA - circa novemila km -, sono basati su dei semplici
e modesti bireattori.
Forse
ho preso troppo alla larga il discorso, ma la conclusione è immediata.
Possibile che in Italia, siamo ridotti così male e non ce ne accorgiamo? Non
abbiamo nemmeno una compagnia aerea come tanti altri piccoli stati come il Dubai
o il Qatar? Quello che segue non è facile qualunquismo, ma la chiara visione
della realtà su cui nessuno vuole alzare
il velo.
Giorno
per giorno siamo scivolati in una situazione
di debolezza che denota tutti gli errori che abbiamo fatto negli ultimi
40 anni. Ed è su questo vorrei avviare una riflessione
e per capire come uscire da questo stato di decadenza.
Un mio parente che viaggia spesso all’estero e
specialmente in oriente, mi diceva che
il livello percepito di modus
vivendi di noi italiani è pari a quello della Tunisia e della
Turchia. Bene! Ecco allora secondo me quanto di sbagliato abbiamo fatto
per trovarci in questa situazione.
Nei
primi anni sessanta noi italiani eravamo all’avanguardia nel mondo in tutti i
campi della tecnica e della conoscenza
scientifica.
Eravamo
all’avanguardia nella chimica fine e industriale (abbiamo ottenuto anche un
premio Nobel), fra primi nell’elettronica civile, nella ricerca nucleare e
negli impianti di centrali nucleari
realizzati, nelle costruzioni civili e industriali di prestigio. Per tutti i
fatti che citerò non posso scendere nei dettagli di quanto riportato, perché la redazione
che mi ospita troverà troppo ridondante l’articolo e non lo pubblicherebbe. Pertanto
andrò per sommi capi e per fatti ed eventi ormai di portata storica che le persone intorno ai cinquanta/sessanta conoscono o che questi fatti li ha studiati, anche se
non vissuti di persona.
Incominciamo:
Qualche
politico, poco avveduto (La Malfa padre) negli anni 70 ha imposto che in Italia, quando era ministro,
non era il caso di passare alla
televisione a colori. Scelta dannata perché così abbiamo rovinato le nostre
industrie di elettronica civile. Esse sono rimaste indietro nella tecnologia con la conseguenza che ora compriamo i marchi
coreani e giapponesi e i nostri operai stanno a casa.
Eravamo
all’avanguardia nella costruzione e nella tecnologia dei computer (vedi Olivetti), ora compriamo i prodotti
cinesi, coreani, giapponesi ecc. ecc. e spendiamo capitali all’estero per importare i
nostri computer. I nostri operai stanno a casa.
In
Italia, c’era una fiorente industria
della nautica da diporto, ma le tasse che hanno fatto gravare sugli acquirenti hanno reso queste imbarcazioni non più raggiungibili ai più e questa nostra
industria, oggi è ridotta al lumicino.
La
stessa cosa si può dire per le costruzioni dei piccoli aerei da turismo e così
la nostra industria è fallita.
Automobili
di lusso? Il ministro Amato ne sa
qualcosa, una semplice Lancia Thema era un lusso, e giù con la supertassa. L’industria
automobilistica italiana, il nostro fiore all’occhiello per stile e qualità è
andata via via perdendo terreno rispetto
alle auto tedesche. La nostra industria ha visto assottigliarsi il mercato interno e non potendo più
sviluppare la ricerca per limiti di
fondi abbiamo visto le auto prodotte
dall’industria straniera (tedesca in
special modo) avvantaggiarsene. Ora in Italia
vivono un mercato fiorente le Mercedes e le Audi, le industrie tedesche
lavorano a pieno ritmo ed i
nostri operai stanno a casa, in cassa integrazione (cioè sulle spalle
della collettività). Termini Imerese ha chiuso, Melfi annaspa, la Fiat se ne va
all’estero e con tutto quello che ne
consegue.
Non
vogliamo i termovalorizzatori, perché alla camorra interessa di più lucrare sulla
spazzatura e gli abitanti di Napoli e
del mondo hanno visto che vergogna abbiamo passato (Pecoraro Scanio era il
ministro dell’ambiente e ne sa qualcosa). Detto per inciso a Lago (CS) ancora insistono nel voler realizzare una discarica a cielo aperto
in località Giani, discarica che gravita sul
bacino del fiume a noi più vicino
per finire di inquinarlo un po’
di più. Povero fiume Oliva.
Non
vogliamo i degassificatori in omaggio
a parte di un elettorato molto orientato
e così spendiamo di più per la disponibilità del gas.
Le
centrali nucleari, unico paese nel mondo
a non volerle siamo proprio noi
italiani, intelligentoni. Intanto l’acquisto del petrolio per produrre energia elettrica ci costa circa 60 miliardi di euro all’anno. Il 70% del petrolio importato
serve per mandare vanti le centrali termoelettriche convenzionali mentre solo
il 30% viene utilizzato per per i
mezzi di trasporto. La nostra bolletta è più cara del 30% di quella francese e
tedesca sicché i nostri maggiori competitori commerciali e industriali se ne
avvantaggiano riuscendo a produrre a prezzi più concorrenziali. La
fabbrica di alluminio ALCOA in Sardegna
ha chiuso per questo motivo e ben 800 operai stanno a casa. Una cosa
simile si sta ripetendo in tutta Italia (Electrolux a Pordenone, una fabbrica
di pneumatici a Bari e tante altre, che per brevità non citerò).
Energia
rinnovabile? Ben venga ma non può assolutamente e ragionevolmente coprire il
fabbisogno nazionale. Può soltanto sopperire agli usi locali e domestici. Esempio:
I treni non marciano certo a pannelli
solari. Ogni persona di buon senso lo capisce e ne è cosciente.
Se
parliamo delle pale eoliche, uno bene informato ha detto che quelle impiantate in Calabria non sono
nemmeno collegate alla rete elettrica nazionale
e quindi sono servite a gonfiare il portafoglio di qualche politico abbastanza marpione, a dispetto della credulità degli ingenui che le nuove tecnologie
le apprendono dalla televisione. Il guaio che ci abbiamo speso parecchi miliardi
di euro; ora pare che abbiano tolto i finanziamenti per le pale mosse dal vento. Che dire poi
degli sprechi nella pubblica amministrazione?
Abbiamo
inventato anche le comunità montane per
creare un indotto che non produceva assolutamente niente, abbiamo le province
numerose e con numerosi consiglieri, i consigli comunali con assessori pagati
profumatamente ed i consigli di quartiere nelle grandi città che prosciugano per la loro parte il
bilancio comunale. In ogni regione le
province sono aumentate di numero, alla Sardegna che è passata da 3 a 5, la Lombardia da 7 a 10, il Piemonte da 5 a 8
ecc. ecc. Anche in Calabria siamo
passati da 3 a 5 e non aggiungo altro.
Abbiamo
le regioni (e se ne poteva fare bene a meno). Esse sono state istituite negli anni 70. Il
mio pensiero è che sarebbe meglio oggi parlare di abolire le regioni che ci
costano 80 miliardi di euro all’anno e mantenere le province che in effetti sono più vicine alla gente magari accorpandole. (A che servono province
come Vibo Valentia e Crotone e tante altre nel nord che si identificano con
grossi paesotti?)
Le
regioni (almeno quella calabra, a detta
di un politico dell’area UDC, da me udito in un convegno a Lamezia Terme nel
novembre del 2012), impiegano, si fa per dire, leggiadre ragazze, coperte di generosi
jeans molto attillati e scarpe con tacco a spillo da 12 cm. che vanno su e giù
nei corridoi e negli ascensori. Cosa
produce questa regione non si sa.
Intanto ascoltando i nostri agricoltori, con le regole che i nostri politici
locali e non, hanno inventato, noi, proprio noi italiani, importiamo arance, olio
d’oliva dai paesi del mediterraneo cosicché
i nostri contadini sono ridotti al
lastrico.
Per
essere bravi democratici, abbiamo un sistema
bicamerale che ci costa un occhio della testa e noi fessi paghiamo. Quasi 1000 parlamentari nemmeno gli USA hanno tanta
rappresentanza e per non parlare degli emolumenti. Ed io pago diceva Totò, pantalone
paga insomma. Di più c’è il parlamento europeo, oh che bello! Che ci dà e che
ci fa? Quanto ci costa? È vero siamo in Europa e dobbiamo avere la nostra
rappresentanza, ma come mai abbiamo perduto parte della nostra sovranità
nazionale e non possiamo più stampare moneta? Dove sta il lavoro dei nostri
super parlamentari? Ma di cosa si intendono?
Ultima,
ma non recentissima è stata la trovata dell’entrata dell’Italia nella zona dell’Euro. Gli inglesi più accorti si
sono tirati indietro nell’entrare nella zona dell’euro. Chi è stato questo grande
economista? Chi sono stati questi grandi esperti di politica monetaria ed
economica che ci hanno portato al disastro, quale governo ha combinato questo
guaio dell’euro di fatto svalutando la
nostra lira del 50%?
Questo
è l’errore tragico che ci ha messo in coda in Europa e forse pure a qualche
paese africano. Per gli emirati arabi è
un’altra storia, hanno creato una compagnia
aerea quale la Fly Emirates che è
all’avanguardia nel mondo. Sono ricchi è vero però sanno amministrare le loro
finanze. Noi facciamo chiacchiere.
Mi
rendo conto che queste cose spingono al pessimismo, ma se non ci diamo una
mossa come dicono a Roma, se non diamo una sterzata a questo andamento ci
ridurremo alla fame più nera e riusciremo a produrre, visto lo scadimento
tecnologico nel quale siamo caduti solo
fagiolini e pomodori.
Il
buon Leonardo da Vinci si rivolterà nella tomba, e tante altre belle glorie del
nostro passato non passeranno l’eternità tranquilla nel vedere i pronipoti così
scellerati nelle scelte strategiche che hanno fatto. Non ci resta che sperare nello
stellone d’Italia.
Per essere chiari e partigiani, sulle questioni ambientali, diciamo che siamo contrari ai termovalorizzatori (siamo per la differenziata e i rifiuti zero); e siamo contrari alle centrali nucleari.
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