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La Rosa d'Ajello di Ruggiero, un romanzo storico che "trascina come per incanto nei sentieri dei borghi di Ajello e Petramala rivivendo sensazioni che da bresciani non avremmo mai potuto assaporare"

Il romanzo di Sergio Ruggiero, autore de "La Rosa d'Ajello", piace e, nel contempo, attira visitatori nei luoghi in cui è ambientato. Qui di seguito, oltre che aggiungerlo in coda al post che tratta delle recensioni, il commento di due giovanissimi lettori del bresciano.
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Anche prima passeggiavamo per queste colline scorgendo innumerevoli segnali di un passato oramai troppo lontano; ma dopo la lettura di “La Rosa d’Ajello” siamo a contatto più che mai con quella realtà, viva di emozioni e suggestioni che ci trascinano come per incanto nei sentieri dei borghi di Ajello e Petramala rivivendo sensazioni che da bresciani non avremmo mai potuto assaporare.
Dopo la lettura del primo romanzo di Sergio Ruggiero, “Tre croci a Petramala”, al ritorno dal mare verso il borgo lo sguardo cercava quelle tre croci; ora con questo intricante romanzo, la grotta dove Rosa coltiva il suo orticello compare ovunque, e dei “cespi di rosa gallica e siepi di rosa canina” se ne assaporano per incanto i profumi. Ogni volta che ritorniamo a Cleto nel periodo estivo i personaggi medioevali descritti con accurato realismo e romanticismo rivivono nei sentieri la fuori dal borgo: il maniscalco Raniero… e più su, la collina dove vive Magog che “a comando” schizza i bulbi oculari per spaventare gli intrusi; ma è Folco da Perugia, aiutante affrescatore catapultato in Terra Santa per finire innamorato di Rosa, che rivive nelle viuzze di Cleto e di Ajello.
È un romanzo di raffinata realtà, con personaggi avvolti nella loro semplicità che ci fa rivivere emozioni e sensazioni d’altri tempi ricordandoci che ancora oggi si può diffondere quell’amore colmo di dolcezza che Rosa esprime verso i lebbrosi. “La nostra comunità è una famiglia che si prende cura di se stessa e degli sfortunati, senza averne orrore o riprovazione …”, così scrive Sergio Ruggiero con le parole del venerabile Alpetragio. È come un messaggio che si diffonde in tutto il romanzo, un messaggio d’amore e solidarietà verso gli altri, siano essi lebbrosi, contadini, briganti, templari o saggi. Un monito per le nostre generazioni spesso troppo estranee all’accoglienza, alla vita comunitaria; spesso troppo interessate ai messaggi veloci degli SMS o delle poche parole su Messenger, spesso troppo brevi per esprimere pensieri profondi d’amore. L’attenzione di Pepo e della moglie Vella alla figlia Rosa funge da esempio per molte famiglie della nostra realtà spesso troppo attente più alla bella presenza che al bene comune.
Romanzo bellissimo scritto con parole da storico ed al tempo stesso da contemporaneo attento al linguaggio affinché sia comprensibile anche per noi giovani d’oggi. È sicuramente motivo d’orgoglio per la gente della Calabria, ma anche per noi turisti padani, sempre pronti a critiche troppo facili verso il sud. Sicuramente punto di riferimento per coloro che si accingono a descrivere il passato radicato nella loro terra, perché ogni piccolo borgo può essere da stimolo per una nuova avvincente storia sia essa con connotati storici o moderni, romantici o avventurosi.
Un grazie a Sergio che ci ha regalato queste sue bellissime parole racchiuse in una storia d’amore d’altri tempi fino a ieri nascosta dentro le grotte di Ajello e Petramala.
Marco Paderni e Alex Del Bono
Passirano (Brescia) - anni 17
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Commenti

  1. Ancora commenti su La rosa d'Ajello11 agosto 2010 alle ore 15:29

    http://www.sifeumcalabria.it/blog/item/21-la-rosa-daiello-il-successo-di-un-romanzo.html

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