In ricordo di Mario Giannuzzi
poesia di Franco Pedatella
Mario Giannuzzi, ricordi il primo ottobre
di quel lontan novecentosessanta,
quando in carrozza andammo su al Telesio,
tu al Liceo ed al Ginnasio io?
Tu avevi la valigia preparata
per stare al Convitto Nazionale;
io solo la cartella quasi vuota
pe ‘l primo giorno di una scuola nuova.
Poi venne l’anno del Diploma ambíto,
Licenza Liceale sospirata.
Per l’iscrizione all’Università
guida mi fosti a quella di Messina.
Quivi in comune avemmo stanza e cibo
e qualche libro e le ore di lavoro:
studio complesso di letteratura,
di versi, storia e lingue del passato.
Questo lavoro lungo e impegnativo
teneva noi per mesi concentrati
per sostenere esami faticosi
a fin di viaggio in treno e sul traghetto,
ed alla fin ci rese professori
bene istruiti a compier la missione
di preparare i giovani alla vita
fornendo conoscenze e formazione.
Insegnavàm com’ Ėttor fu travolto
anzi le mura d’Ilio e Odisseo
il piano escogitò di distruzione
di Troia e fe’ poi ad Itaca ritorno,
e come Enea tradusse i suoi compagni
nella città ond’ ebbe l’alba Roma,
che al mondo diè il più grande impero antico
fondendo civiltà, costumi e lingue.
Poi il tempo fu dei Corsi Abilitanti.
A Paola ti portavo la mattina.
Fummo cosí abilitati a pieno,
tu in Italiano, giuns’ io Greco e Latino.
Tu fosti eccellente professore
nel circondario prima e poi ad Aiello
per numerosi anni di carriera
ed alla fine fosti Dirigente.
Le scelte in politica ci scissero:
tu ti legasti al ceppo di famiglia
democristiana, io fui di Sinistra,
ma noi tenne affiatati l’amicizia.
E poi gli scherzi innanzi al parapetto
di fronte al bar di Peppe Nicastro,
le accese discussioni quotidiane
sulla Juventus, politica ed eventi
locali, nazionali, culturali,
in cui passion mostravi e conoscenza
e gli interlocutori fronteggiavi
e non ti davi mai inerme e vinto!
Se l’argomento della discussione
il calcio era e il tifo juventino,
al fianco t’era Pietro Pucci a dire
di Mattrel, Charles, Boniperti e Sivori.
Udía contento tutto dalla Posta
Tonino Riggio dietro il suo bancone.
Mastr’Ugo abbandonava il suo cliente
ad opera incompiuta e insaponato
e usciva dal salone in fretta in fretta
e s’affacciava in Piazza a dar manforte
con Gaspare Pagnotta, anch’egli uscito
dal suo negozio, u’ Pina avéa lasciato.
Ti s’opponéan nel tifo i falegnami
Settuzzo e Guido che, chiusa bottega,
l’Inter veníano in Piazza a sostenere
di Helenio Herrera che il “catenaccio” féa.
Ore cosí di socializzazione
passavan della vita del paese,
quand’erano abitate ancor le case
e a mezzodí spargéasi odór di sugo.
La gente s’affacciava alle finestre
o dai negozi e bar partecipava
a queste discussioni che ogni giorno
la vita animavan del paese.
Altri gruppetti lungo il parapetto
o innanzi al Dazio o a piè del Municipio
pettegolezzi féano quotidiani
o pregustavan l’ora della cena.
Or questo giorno nero ti sottrae
a quei che t’han voluto sempre bene,
che mai l’affetto dimenticheranno
che t’han donato e in cuor tuo ricambiasti.
Le sacre Moire di cultura antica
ti sian compagne in questo viaggio estremo
e il canto lor funereo muti nota,
novella annunciando primavera.
Piange La Praca, geme San Giuliano;
dei giuochi tuoi vivaci di bambino
di mastro Settimio la bottega,
ove il martèl batteva, ancor risuona;
ed il negozio ‘e Za Mariuzza ‘e Mariu
non piú partir ti vede la mattina
per far ritorno a scuola ed al Convitto
dopo i gioiosi giorni di vacanza.
Aiello Calabro, 31 gennaio 2023
Notizie, storia, arte, cultura, tradizioni. ... Online da marzo 2007
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