Per Lina Marghella
di Franco Pedatella
In casa, mi ricordo, da bambino
c’era una foto bella: era Lina
Marghella, cui il viso era divino
e un animo era dolce di bambina.
La vedo ancora a casa affaccendata
al fianco ed in aiuto a zia Antonietta
salir le scale e scender, mai stancata
dalla fatica quotidiana fatta,
quando venía d’estate ad Aiello
con tutta la famiglia ad estivare
e féasi il tempo tra i parenti bello,
ché insieme si tornava a conversare.
Regnava l’armonia nel vicinato:
incontro al sol che cala a ricamare
le donne intente féano il “curunatu”;
tentava i maschi il gioco o il chiacchierare
o “ ‘a rrobba d’ ‘a Jisterna” che aspettava
mani cui fichi offrire ed altri frutti,
che féano gola quando si pranzava
o si era in casa in comunione tutti.
Si andava a Ferragosto su in montagna:
Giulietta e Adele esperte con maestria
bei piatti preparavan di lasagna
e d’altro e mangiavamo in allegria.
Con altri si faceva comunella,
venuti anch’ei per svago su in montagna
a festeggiare la giornata bella
che torna ogni anno e porta la cuccagna.
Poi dopo il pasto Enrico e Franco i funghi
coglievano e le fragole operosi;
con motti Gino e Gianni fra erbe e giunchi
gli amici intrattenevano scherzosi.
Costante era presente Franco Ianni
di giorno e a sera in lunghe passeggiate.
Empièa la gioia a noi quei bei verdi anni
con scherzi, giochi e lunghe “arraggiunate”.
Venía Pino Vairo piccolino,
che al buio delle vie avéa paura;
per questo stava ai grandi assai vicino
e resistéa cosí a ogni ombra scura.
Dinanzi a una bottega di artigiano
“zz” s’udía di sega che tagliava:
era la mano di mastro Gaetano
che con “Bandiera rossa” co’ arte oprava.
Lina era giunta a Roma giovinetta
seguendo i genitori ed i fratelli.
Negli occhi avéa il sorriso e speme in petto
che avrebbe qui incontrato gli anni belli.
Vi costruì difatti una famiglia
con l’uom del cuore e diede a lui due figli,
che il cuore le adornâro e fêr le ciglia
liete perché per lei fuôr come gigli.
Non sempre poi la vita le sorrise,
anzi talór fu a lei la sorte ingrata.
Ella lottò con forza e mai si arrese
e coraggiosa fu e determinata.
Di questi giorni or l’asprezza volle
su quelle labbra spegnere il sorriso,
ma a noi rimane in cuor della sua stella
il lume acceso che ci alluma il viso.
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