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Presepe vivente, qualche foto della rappresentazione del 29 dicembre


Presepe vivente

Altre foto e video qui ==> https://photos.app.goo.gl/huRHoJ5zyKmwvVDc8
Prossimo appuntamento il 5 gennaio 2020

Qui di seguito, la poesia di Franco Pedatella dedicata al Presepe aiellese.

Il Presepe vivente ad Aiello Calabro.
Lo sguardo salta i secoli e i millenni
ed il presente unisce col passato.
Aiello di una volta e quello d’oggi
son fusi intorno a questo bel presepe.

Di antica storia Aiello si riveste
nelle presenti feste natalizie,
quando d’amor l’ardore i cuori investe
e intenerisce l’animo e consola.

Quivi è la Palestina, Roma antica;
gli accampamenti sono, i centurioni,
l’impero, la fortezza dei soldati
e la pietà dei miseri invincibile;

quivi i tribuni, la plebe ed i patrizi
e l’assemblea del popolo e i comizi;
qui le matrone son e nell’impero
i farisei, gli scribi ed il mercato.

Lungo corteo le antiche vie percorre
ed attraversa il cuore della gente
col suo silenzio e muove a riflessione
profonda tanto quanto è quel silenzio,

che grida il suo invito alla preghiera
pensosa volta invèr la sacra grotta,
che splende in fondo al mistico percorso,
la luce sua spargendo a cuori e menti.

Gli androni antichi tornano a novella
vita in occasione della festa
che i visi tristi veste di un sorriso   
e i cuori palpitare fa d’amore.

Delle zampogne l’armonioso suono,
che annuncia l’appressarsi del Natale,
sento tra piazze e vie di Aiello antico
che s’anima di vita riacquistata.

Angolo non v’è inanimato,
né magazzino o seminterrato,
ma ovunque torna mano di artigiano,
di donna intelligenza al focolare.

Si veste Aiello dell’antico impero
con guardie, centurioni e con matrone,
tribuni e in braccio tien la Palestina,
ov’è immortale evento che s’invera.

Tuona in palazzo Erode, vuol che muoia
il bambinel che a lui minaccia il trono.
Egli non sa, nell’insipienza d’uomo,
che il regno annunciato dai profeti

non è mortale né miseramente
terreno, ma divino ed immortale,
e il re che vi s’asside e regge in trono   
è uomo sì, ma spirito ha di Dio,  

perché l’amore ha generato il fatto
ed Egli è al tempo stesso uno e trino
e non s’importa dei cervelli umani
se non perché li ama e vuol salvare.

L’evento è preparato a Rione Valle,
ove ha radici il primo del paese
vital respiro in tempi assai remoti,
quando vi s’insediò l’autor primiero.  

Quivi una grotta accoglie un asinello
e un bue che riscaldan respirando  
un bambinello nella mangiatoia,
che in fasce per il freddo tremerebbe.  

Gli sono chini al fianco una madonna
e un uomo, son Maria e Giuseppe.
Un angelo illumina l’entrata
e annuncia al mondo che Gesù è nato.

Maria e Giuseppe a locande e alberghi                       
bussato avéan per chiedere riposo
per una donna in stato interessante,
cui la fatica aveva appesantito

il passo, ed alla fin di lungo viaggio
solo una grotta misera han trovato,
ricovero di un bue e un asinello,
ma un’improvvisa luce l’ha irradiata.

Vi accorrono i Re Magi dall’Oriente
presti a recare oro, incenso e mirra,
mentre risonan note di zampogne
i cuori a rallegrar ai visitanti.

Per la città si sparge tanta gente:
chi corre vèr la grotta ad adorare,
chi vende o compra o con sudòr fatica
per guadagnare il pan della giornata.


V’è il fabbro, il falegname, il calzolaio,
chi intreccia canne e costruisce cesti,
chi tesse con mano abile al telaio,
chi trame impreziosisce col ricamo;

chi il legno taglia e intaglia con maestria
e traene linee e forme, che immortali
vi rimarranno e ai secoli futuri
diranno quanto l’arte è luce e guida,

ed oggi questa grotta santa appronta
alla maniera che appartiene all’arte,
ed opra oggi ma occhio ha al domani
e quel che fa convien che eterno duri;

chi vasi modella in terracotta
e li decora a vividi colori,
chi pesci vende che ha in mar pescati,
chi sacri frutti coglie dalla terra,

chi inforna “cullurielli” e sforna il pane,
chi a pascolare porta gli animali,
chi la matassa sfila all’arcolaio,
chi vende il vin che l’animo consola,

chi stira e provvede all’eleganza
degli abiti che adornan le persone.
È un popolo che ognór tutto s’adopra
e s’agita, s’illumina ed avanza.

Piacevol suono in aere fisarmonica
con organetto sparge intorno in coro.
Su tutti e tutto scende un’armonia
dal ciel, che invoca pace e dona amore.


Aiello Calabro, 29 dicembre 2019


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