Fonte MarioPirillo.eu
Bruxelles, 31 gennaio – Il documento ufficiale
presentato dal Segretariato della Delegazione della Commissione ENVI in
Calabria. La Delegazione è stata accompagnata dall’On. Mario Pirillo del gruppo
S&D, nel novembre 2011.
1. Obiettivi e composizione della Commissione
Una delegazione della commissione ENVI si è
recata in Calabria per esaminare le denunce di problemi di smaltimento di
rifiuti tossici e di altre problematiche legate all’attuazione della
legislazione ambientale in quella regione.
Per conto della Procura della Città di Paola, è
stata condotta un´indagine nella valle del fiume Oliva, in provincia di
Cosenza, dove esperti della A.R.P.A.CAL (Agenzia Regionale per la Protezione
dell’Ambiente della Calabria) hanno trovato grandi quantità di sostanze
tossiche (tra queste il cesio radioattivo 137) scaricate illegalmente in luoghi
naturali
Inoltre sono stati segnalati, in Calabria, altri
casi d’inquinamento riguardanti fiumi, il mare e il suolo che rappresentano un
grave rischio per la salute dei residenti. Tra i vari casi quello della società
“Pertusola Sud ” della città Crotone. La società, parte del Gruppo ENI, anche
se adesso dismessa, ha arrecato gravi danni all’ambiente e alla salute dei
cittadini in una vasta area della città di Crotone.
La delegazione ha quindi tenuto incontri con il Procuratore di Paola e di Crotone, con esperti provenienti dell’
A.R.P.A.CAL, dell’ISPRA e del Ministero dell’Ambiente coinvolti nelle indagini,
così come con i sindaci delle aree interessate e le ONG attive in questi
settori al fine di avere un quadro più chiaro della situazione.
La delegazione era composta da cinque membri
ufficiali (Judith Merkies (S & D, Olanda), Miroslav Mikolášik (PPE,
Slovacchia), Radvilē Morkūnaitē-Mikulēnienē (PPE, Lituania), Anna Rosbach (ECR,
Danimarca) e Sabine Wils (GUE, Germania) .
La delegazione è stata presieduta dal Sig. Mario
Pirillo (S & D, Italia).
La delegazione è stata accompagnata da Emilia
Romano e Tina Ohliger del Segretariato della commissione ambiente, dall´agente
del Gruppo PPE Gabor Lejko, e
dall´assistente dell`On. Pirillo, Gianpaola Mazzola.
Una nota informativa, sulla legislazione
ambientale e la ripartizione delle competenze in materia di ambiente in Italia
e nella regione Calabria redatta dalla
professoressa di diritto Barbara Pozzo, è stata fornita dal dipartimento di
politica, insieme ad una pubblicazione da parte della ONG “Legambiente” dal titolo
“L’ emergenza ambientale in Calabria “, che si focalizza su energia, rifiuti,
problemi idro-geologici e trattamento delle acque reflue.
2. Incontri e visite
Mercoledì 23 novembre 2011
Incontro con A.R.P.A.CAL
Dopo l’arrivo nella serata di Mercoledì, la
delegazione ha tenuto il suo primo incontro con il presidente dell’ Agenzia di
Protezione Ambientale della Calabria, A.R.P.A.CAL, la Professoressa Maria
Teresa Fagà, accompagnata dal Dott. Francesco Falco, direttore dell’ufficio
provinciale e da un ingegnere
chimico italiano dell´ Istituto Nazionale
per la Protezione e la Ricerca Ambientale ISPRA, l´Ing. Leonardo Arru.
L’incontro è avvenuto nel corso di una cena
offerta dal Comune della citta´ di Amantea, alla presenza del vicesindaco Mr.
Michele Vadacchino e di diversi sindaci delle città circostanti.
La Professoressa Fagà ha accolto la delegazione
ed ha presentato il lavoro dell´Agenzia per la Protezione Ambientale
responsabile per la regione Calabria, prima di cedere la parola all´Ing. Arru,
responsabile di ISPRA per i siti contaminati, i danni ambientali e le
emergenze. Quest’ultimo ha informato i presenti sulle indagini effettuate da
ISPRA nella valle contaminata del fiume Oliva, per le quale é stato speso 1
milione di € per analisi chimico-fisiche, indagini geologiche e radiometriche,
scavi, valutazione dei rischi e sono stati trovati una serie di metalli pesanti
e altre sostanze tossiche, tra l’altro: cromo, stagno, PCB, ferro e manganese.
I Membri hanno chiesto quale fosse l’origine di
tutti i metalli pesanti e delle sostanze tossiche ritrovate e il tipo
d’industria presente in questa zona. Hanno domandato qual é la minaccia per la salute, se si
tratta di uno stipamento accidentale o di un problema strutturale e chi fosse
il responsabile per la bonifica del suolo, perché non ci fosse ancora nessun progetto
(di recupero), chi avrebbe sostenuto i costi e cosa sarebbe avvenuto nel caso
di mancata identificazione dell`inquinatore.
I Membri sottolineavano come la problematica
sembrasse essere un problema di tipo nazionale altamente politicizzato, incoraggiavano a risolvere questo tipo di problema con una
buona legislazione, un buon monitoraggio e una corretta applicazione della
legislazione europea invece di accusarsi a vicenda e rivolgersi all´Ue per
chiedere aiuto. Hanno rilevato
l’importanza di un accesso diretto ai dati, al ruolo dei cittadini e al loro
diritto di essere informati e coinvolti.
Il Dottor. Falco ha precisato che era difficile
capire l’origine delle sostanze, poiché sono state sotto terra per decenni.
Egli evidenziato che secondo la parte sesta del diritto ambientale italiano
(decreto n. 152 che implementa diverse direttive europee sull’ambiente tra le
quali la direttiva 2004/35/CE del parlamento Europeo e del Consiglio del
24.04.2004 sul danno ambientale), l’unica autorità competente per i danni
ambientali a livello nazionale é il Ministero dell’Ambiente.
L’Ing. Arru ricorda che essendo un ingegnere
chimico non era in grado di rispondere alle domande sulla salute e che lui
stesse solo controllando se i limiti stabiliti dalla legge fossero stati
rispettati. Ha parlato di un deposito di rifiuti strutturale, che presenta
rifiuti freschi a 80 cm di profondità, sotto ai quali sono presenti fanghi
industriali provenienti da impianti di depurazione (granulometria di piccola
taglia); 2 mt più in basso si trovano rifiuti provenienti da case demolite, a 6
mt di profondità ancora rifiuti e poi
non sono più riusciti ad andare in profondità. Egli ha menzionato che é in
corso un procedimento penale e che in mancanza di identificazione del/i
colpevole/i sarebbe lo Stato a dover intervenire.
Giovedì 24 novembre 2011
Visita della valle del fiume Oliva
La mattina è iniziata con la visita della vicina
valle del fiume Oliva, insieme con i rappresentanti delle ONG ambientaliste e
accompagnate da A.R.P.A.CAL. Si è parlato di come l’alveo del fiume Oliva fosse
usato alla fine degli anni 80 primi anni 90 per lo scarico di rifiuti illegali
(rifiuti industriali provenienti da fuori Calabria, rifiuti inerti e rifiuti
solidi urbani). Le ONG hanno parlato di discariche abusive di rifiuti tossici
provenienti dal traffico nazionale di rifiuti che venivano scaricati nella
valle del fiume e poi coperti con blocchi
con conseguente inquinamento delle falde acquifere e di una zona boschiva
seriamente danneggiata. I carotaggi hanno mostrato un’elevata concentrazione di
Cesio 137, sostanza che non si trova in natura.
Il 10% della popolazione che vive nella zona
soprastante è stata colpita da tumori. Ufficialmente, si diceva che la
radioattività sarebbe una conseguenza dell’incidente nucleare di Chernobyl, ma
in tal caso, dicono le ONG, queste scorie non sarebbero state ritrovate cosi in
profondità.
Incontro con il Procuratore della Città di Paola
La delegazione ENVI ha poi incontrato il
Procuratore della Repubblica di Paola, Dott. Bruno Giordano, per avere una
conoscenza diretta delle indagini che sta svolgendo sulle presunte pratiche di
smaltimento illegale di rifiuti radioattivi nel fiume Oliva, in provincia di
Cosenza.
L´Istituto Italiano per la Protezione e la
Ricerca Ambientale (ISPRA) ha analizzato il suolo (in parte essiccato) del
fiume Oliva ed ha trovato Cesio 137 radioattivo in concentrazioni più elevate
che in natura. ISPRA spiega la presenza di questa radioattività con l’incidente
di Chernobyl avvenuto nel 1986. Il procuratore però non accoglie questa
spiegazione poiché la presenza di Cesio 137 è stata dimostrata non solo negli
strati superiori del terreno, ma anche per profondità fino a 6 metri. Egli
quindi sostiene ci sia stato uno smaltimento illegale di sostanze radioattive e
di altri rifiuti pericolosi che hanno causato la contaminazione radioattiva del
sito e impatti sulla salute della popolazione limitrofa (cancro).
Durante la discussione, il Procuratore ha
consegnato alla delegazione un fascicolo con diversi documenti concernenti le
indagini, comprese le relazioni di analisi tecniche, campioni, referti medici e
una misura di sicurezza provvisoria, aggiungendo che tale documentazione é
stata data alle autorità regionali, ai politici locali e nazionali e alle ONG che
ne hanno fatto richiesta. Ad una rapida visione dei documenti sugli effetti
sulla salute un parlamentare europeo ha detto che intuì la dimostrazione che le
persone che vivono nelle vicinanze di discariche abusive spesso soffrono di
forme aggressive di cancro.
I Membri hanno chiesto, stupiti, perché le
autorità pubbliche e i cittadini non si siano accorti della situazione dei
rifiuti tossici e se ne erano a conoscenza perché non hanno reagito. Il
Procuratore ha spiegato che, in generale, la gente è venuta a conoscenza del
problema dello smaltimento solo dopo la pubblica accusa riguardante le navi
cariche di rifiuti tossici e radioattivi affondate al largo della costa
calabrese e da lì sono poi nate proteste
spontanee. L’ A.R.P.A.CAL ha ricevuto mandato di controllare i dati e di
avviare campagne di sensibilizzazione. Oggi c’é una maggiore attenzione dei
media, maggiore vigilanza e i terreni sono stati confiscati.
I Membri hanno inoltre chiesto l’origine dei
rifiuti e se ci fosse un´adeguata regolamentazione e una struttura per gestire
i rifiuti in Calabria e cosa sarebbe stato fatto per arginarli. Hanno ripetuto
che il problema doveva considerarsi di carattere locale e non europeo.
Il Procuratore ha spiegato che in Italia non
c’era nessun centro per il trattamento dei rifiuti industriali, per cui era
stato necessario esportarli in Germania. Pertanto un enorme profitto poteva
essere ricavato dalle aziende che ne avessero disposto in maniera illegale. La
maggior parte dei rifiuti ritrovati non proviene dalla Calabria ma da tutta
Europa. Hanno difatti ritrovato fanghi industriali contaminati da petrolio,
sebbene in Calabria non ci siano raffinerie, ciò significa che questi
idrocarburi non sono locali. Una stima prudente ritiene che ci siano 100.000 m3
di fanghi industriali nella zona.
Il Procuratore sottolinea che il problema é
europeo visto che la maggior parte dei rifiuti ritrovati non sarebbe
proveniente dalla Calabria ma da tutta Europa in particolare quelli dove é
stata riscontrata la presenza del Cesio 137 che é un rifiuto tipico da impianto
nucleare e in Italia non ci sono impianti di questo tipo. Il Procuratore é
convinto che sia invece un problema di tipo europeo.
Ha inoltre spiegato che nel diritto penale
italiano le sanzioni sono state fino ad ora molto deboli, e che la criminalità
organizzata ha messo le mani sul
traffico di rifiuti.
Paola città
Dopo una breve visita al Santuario di Paola, la
delegazione è stata ricevuta nel municipio di Paola dal suo sindaco Roberto
Perrotta ed dal presidente del Consiglio Comunale
Laboratorio tecnologico regionale
Sulla strada per la Fattoria della Piana, la
delegazione ha fatto una sosta al Laboratorio tecnologico regionale sulla
qualità e sicurezza alimentare e nuove tecnologie, nella zona industriale di
Lamezia Terme, recentemente inaugurato,
Fattoria della Piana
La delegazione ha poi visitato la cooperativa di
agricoltori, ‘Fattoria della Piana’, che copre interamente il suo fabbisogno
energetico (e molto di più) grazie ad un impiantistica di bio-gas utilizzando
tutti i rifiuti di prodotti agricoli (da allevamento o da trasformazione del
latte), senza alcun impatto ambientale
Venerdì 25 Novembre 2011
Visita al sito di “Pertusola Sud”
Venerdì mattina la delegazione si é recata in
visita nella zona di ‘Pertusola sud’, un sito industriale nella città di
Crotone, dove l’ex (ora dismessa) società Franco- italiana di zinco
elettrolitico (parte della multinazionale italiana del petrolio e gas del
gruppo Eni) ha prodotto gravi danni all’ambiente e alla salute dei cittadini di
una vasta area della Calabria.
Un rappresentante della società (oggi
ENI-Syndial) ha dato una breve panoramica sulla storia della società che aveva
iniziato la sua attività nel 1928 che è stata definitivamente chiusa nel 1999.
Poi un rappresentante di A.R.P.A.CAL ha spiegato che avevano preso dei campioni
dal suolo e trovato metalli pesanti e radioattività 4-5 volte superiore al
valore naturale. Dopo che i rifiuti erano stati recuperati, la radioattività è
tornata a livelli normali. Il Sig.
Emilio Tassoni del Ministero dell’Ambiente ha riferito di un progetto a lungo
termine per ripulire le acque di falda. Alla domanda da parte dei Membri su
cosa sarebbe accaduto al suolo privato che era stato detto, essere ancora più
inquinato del suolo pubblico, il funzionario del Ministero ha confermato che
sarebbero intervenuti solo sul suolo pubblico poiché i terreni privati sono a
carico dei privati.
Ulteriormente i Membri hanno chiesto perché i
fanghi industriali, estremamente tossici, fossero stati portati in discarica,
invece di procedere allo smaltimento in un altro modo. Il funzionario del
Ministero ha spiegato che avevano preferito il trasferimento dei rifiuti
pericolosi alla discarica al fine di non lasciare l’inquinamento vicino al
mare, che era ancora più pericoloso. A causa della grande quantità di rifiuti
contaminati da zinco, sono stati costretti a trovare un’altra soluzione perché
il trattamento sarebbe stato difficile. I Deputati hanno insistito che i
rifiuti industriali non dovrebbero andare in discarica, ma piuttosto essere
ripuliti, poi ridotti e, se possibile riutilizzati e che il conferimento in
discarica deve essere l’ultima opzione.
Il sindaco di Crotone, il signor Peppino
Vallone, ha riferito che la società era stata smantellata nel 2002, e che
rispetto a 20 anni fa, la situazione per quanto riguarda l’inquinamento di
aria, terra e mare era ora migliorata.
La vivace discussione tra ONG presenti, il
rappresentante della Syndial, A.R.P.A.CAL e il Ministero dell’Ambiente e`
continuato fuori e in autobus, prima che l’onorevole Pirillo proponesse di
organizzare una riunione tecnica all´ufficio del Parlamento Europeo di Roma con
tutte le parti coinvolte.
Per mancanza di tempo, la visita alla discarica
di Columbra é stata annullata.
Incontro con il procuratore di Crotone
Il Procuratore
della Repubblica di Crotone, Raffaele Mazzotta, ha accolto la
delegazione e ha spiegato come i due grossi impianti chimici, Pertusola (in
origine francese, la quale ha avviato la produzione di zinco negli anni 20) e
Montecatini (produzione di fertilizzanti) avessero trasformato Crotone in un
centro industriale – l’unico della regione Calabria – e che hanno rappresentato
una grande fonte di ricchezza e di posti di lavoro in una regione povera.
All’inizio e per decenni c’é stata una assoluta mancanza di coscienza
ambientale o per la salute pubblica.
Quando nel 1992 gli impianti hanno chiuso la
loro produzione, l’area divenne un cimitero industriale lasciandosi alle spalle
enormi quantità di rifiuti. Le conseguenze sono state: da un lato un alto tasso
di disoccupazione e un crescente tasso di criminalità; dall’altro un lascito
velenoso nell´area.
La cosiddetta inchiesta “Montagne Nere” (con
riferimento all’ultima fase della produzione di zinco che ha lasciato dietro di
sé cubi neri, il cosiddetto conglomerato idraulico catalizzato (CIC) – di
polvere nera mescolata con cubilato) ha mostrato un accumulo enorme di rifiuti
provenienti da Pertusola. I rifiuti avrebbero dovuto essere trattati e smaltiti
secondo la legge in modo da renderli inerti ma lo smaltimento illegale era più
conveniente. Il Procuratore ha accusato i vari gestori del sito Pertusola di
smaltimento illegale dei rifiuti dicendo che per decenni i rifiuti di zinco
sono stati conservati in un piazzale molto vicino al mare e usati come
materiale per la costruzione di case e di strade e di scuole o ceduti
gratuitamente a chi li avesse voluto.
Carotaggi nel sito posto in sequestro hanno
mostrato grandi quantità di rifiuti, tra cui manganese, zinco, cadmio ed altre
sostanze pericolose nel terreno, che hanno raggiunto le falde acquifere. Le
scuole e le zone limitrofe sono state chiuse e un centinaio di ragazzi sono
stati monitorati e sono emersi dei
valori alterati nei liquidi organici. Non si può parlare di patologie in atto
ma di potenzialità di rischio. Occorrerà verificare negli anni gli effetti che
avranno i metalli nei liquidi organici.
Il procuratore ha terminato il suo rapporto col
dire che una volta che l’istruttoria sarà terminata il caso dovrebbe passare al
tribunale dal quale si aspetta un’azione contro 45 persone, le quali sono
attualmente sotto inchiesta. Al fine di accelerare le indagini e iniziare il
prima possibile con la bonifica dell’aria il giudice ha chiesto l’incidente
probatorio.
Conferenza stampa
Dopo l’incontro con il procuratore di Crotone,
si è svolta una conferenza stampa nel municipio di Crotone, durante il quale i
deputati hanno posto l´attenzione per una completa trasparenza e il
coinvolgimento dei cittadini. Hanno esortato di evitare di creare situazioni e
leggi di emergenza, invece avere come priorità una buona infrastruttura per i
rifiuti. Hanno sottolineato che il ruolo dell’Europa è stato quello di produrre
una normativa che deve essere rigorosamente applicata e controllata e di agire
immediatamente in caso di fallimento, favorendo una politica di “tolleranza-zero” in caso di non
conformità con i rifiuti. Hanno sottolineato la necessità che ci sia una
volontà politica a incoraggiare i cittadini a comunicare tra loro e che poter avere un impatto occorrerà essere
meglio organizzati.
3. Conclusioni
Il motivo della visita della delegazione in
Calabria è stato quello di verificare le denunce relativi allo smaltimento di
rifiuti tossici e di altri problemi relativi all’applicazione della
legislazione ambientale in questa regione, in particolare nella valle del fiume
Oliva, in provincia di Cosenza, dove esperti dell’A.R.P.A.CAL (Agenzia di
Protezione Ambientale della Calabria) hanno trovato grandi quantità di rifiuti
tossici scaricati illegalmente nei luoghi naturali (tra le altre il cesio 137
radiattivo), così come nella zona di Crotone, dove l’azienda “Pertusola sud”,
ora dismessa, ha prodotto gravi danni all’ambiente e alla salute dei cittadini
in una vasta area della Calabria.
Oltre all´utile contributo dato dalle ONG, la
delegazione ha appreso delle indagini effettuate da ISPRA e da ARPACAL ma si
rammarica che le informazioni siano rimaste piuttosto a livello tecnico.
Durante la maggior parte degli incontri i Membri
hanno rivolto le stesse domande ottenendo spesso delle risposte vaghe, come ad
esempio spiegando che la persona aveva assunto la carica solo pochi anni fa.
L’impressione generale era che, oltre a una situazione difficile a causa di
molti livelli di governo, nessuno ha voluto assumersi alcuna responsabilità. I
Membri hanno riscontrato una mancanza di trasparenza e una mancanza di fiducia
sia negli enti pubblici che tra la popolazione. Erano rammaricati di non vedere
nessuna idea o volontà politica o piani d’azione concreti per risolvere i
problemi alla radice, ma solamente accuse reciproche motivate politicamente.
Per quanto riguarda gli incontri con i procuratori, i Membri hanno avuto la
sensazione che alcune informazioni sono state confidenziali visto il non
coinvolgimento delle rappresentanze della società civile.
Durante la visita i Membri hanno avuto
l’impressione che ci fosse un problema generale e strutturale e che la
situazione in Calabria non sembra essere più grave che in altre regioni
italiane. L’Italia è spesso in ritardo quando si tratta di applicare la
legislazione ambientale (in particolare nel campo dei rifiuti), ed anche se
e´uno Stato membro fondatore dell’Unione europea, manca ancora di una buona struttura per lo
smaltimento dei suoi rifiuti. Ciò che ha colpito i Membri, però, è che nessuno
cercasse seriamente una strategia per risolvere questo ma che la gente
piuttosto aveva l’abitudine di rivolgersi verso l’UE chiedendo aiuto affinché
ci sia un maggior controllo del diritto ambientale europeo.
* N. B: la presente è una traduzione in lingua
italiana del documento del Segretariato della Commissione ENVI.
Il documento (riportato di seguito) costituisce
a tutti gli effetti la nota ufficiale.
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