Pazienti ex papa Giovanni XXIII. Nuovo trasferimento da Villa Igea di S. Fili (Cs) a S. Caterina allo Jonio (Cz). Oggi i dipendenti in Sit-in davanti all'Asp di via Alimena a Cosenza
La lettera
I pazienti
psichiatrici non sono dei pacchi. Il paziente psichiatrico, per molto tempo, ha
rappresentato, per la società, una “piaga” da isolare o, se possibile, sconfiggere.
Il “folle” è stato trattato con tolleranza se non recava molestia,
trattato come un criminale qualunque se aggressivo e giudicato pericoloso.
I nostri pazienti
dell’ex istituto Papa Giovanni XXIII vista l’impossibilità spesso presente da
parte dei familiari di una gestione
continua e accurata, hanno trovato, dopo il periodo buio
e di insoddisfacente assistenza subita, una nuova famiglia, in cui sono stati accolti, curati con
continua supervisione, da parte di personale specializzato, nello
svolgimento delle attività quotidiane e nelle necessità sociali. Dopo un lento
e difficile ritorno ad un maggior rispetto della soggettività del paziente ad
una normalità che ha ridonato ad ogni singolo paziente la dignità di esistere
come persona e non più solo come “Malato mentale”, permettendo loro la
possibilità di fornire nuovi punti di riferimento, di alleggerire il compito di
assistenza alle famiglie, di attuare programmi riabilitativi personalizzati, i nostri pazienti si trovano costretti a
subire un nuovo cambiamento e trasferimento dopo anni impiegati con dedizione
e amore affinché Villa Igea diventasse per loro una nuova casa.
Staccare un
individuo dalla propria abitazione, da nuovi affetti, ormai diventati una famiglia,
significa far precipitare queste persone, già labili nel
loro equilibrio psichico, in una crisi profonda e far vivere loro, per la seconda volta,
un trauma difficile da superare,
soprattutto trattandosi, per loro, di un ambiente accogliente e tale da
aver garantito cura ed assistenza quotidiana. Gli ambienti, le persone, il
mantenimento delle proprie abitudini rappresentano per ogni individuo, e per i
nostri pazienti in particolar modo, gli elementi indispensabili per la conservazione
di sè. Il rapporto con la propria casa, qualunque sia diventata, la propria
famiglia ha sempre rappresentato, là dove questi ultimi siano adeguati e accoglienti,
un importante e potente modulatore del decorso clinico della malattia.
L’intento del personale di Villa Igea è sempre stato
quello di mantenere
ben saldi questi due elementi: l’accoglienza e la buona qualità di vita in
struttura e il mantenimento, sempre vivo, del rapporto fra pazienti e
familiari, per garantire quel legame che già la malattia psichiatrica ha
minacciato e reso precario, rendendo possibile periodici incontri con i propri
congiunti, che un ulteriore allontanamento renderebbe, per i familiari, difficoltosi.
In conclusione la
nostra maggiore preoccupazione è rappresentata dalla salute dei pazienti, unico
nostro reale interesse, che rappresentano, per noi, persone da rispettare, da
amare, cui garantire continua cura, tutt’oggi come in questi ultimi tre anni,
evitando loro l’ennesimo vissuto abbandono che si troverebbero, impotenti, a
subire. Nonostante ciò l’Asp ha deciso, senza tener conto del parere dei
familiari, il trasferimento dei pazienti il prossimo 1 febbraio. Si tratta dell’ennesima
violenza ai danni di persone che non possono scegliere.
Laddove non dovessero
emergere in tempi rapidi soluzioni alla situazione descritta risulteranno
immediate le negative ricadute occupazionali in quanto la struttura sarà costretta,
suo malgrado, a ricorrere ad una consistente riduzione di personale con un forte
impatto in termini sociali ed economici sul territorio oltre che,
prevedibilmente, di ordine pubblico.
Comitato
spontaneo dipendenti
Casa
di cura Villa Igea
***
«Perché trasferire i
pazienti ex Papa Giovanni da Villa Igea?»
«PERCHÈ l’Asp di
Cosenza, con lettera del 26 gennaio scorso inviata al rappresentante
legale della Casa di Cura “Villa Igea” di contrada Cozzi di San Fili, ha
improvvisamente disposto il trasferimento
dei 76 pazienti dell’ex Istituto Papa Giovanni
XXIII di Serra Aiello, ospiti dal 2009 presso questa Casa di Cura, presso
un’altra Casa di Cura (La Rinascita) di Santa Caterina sullo Jonio, in provincia di
Catanzaro?
Quali sono le ragioni
che sottendono a tale decisione?».
È quanto chiedono,
attraverso un’interrogazione con richiesta di risposta immediata rivolta
al presidente della Giunta
regionale, Giuseppe Scopelliti, i consiglieri regionali Carlo Guccione e
Bruno Censore del Pd e
Ferdinando Aiello di Sel. «Come mai oggi, a distanza di circa tre anni –
chiedono Guccione, Censore ed Aiello a Scopelliti –dal ricovero, è giunta dall’Asp di
Cosenza, come fulmine a ciel
sereno, tale improvvisa decisione? E ancora: di tutto questo sono stati
informati i congiunti dei pazienti? Da essi è venuto il placet formale e per
iscritto a tale operazione? Domande che pesano come un macigno e che attendono
una risposta urgente e convincente, considerato che si parla di malati, di
uomini e donne che nella loro vita hanno già sofferto abbastanza e che non possono essere
assolutamente trattati alla stessa stregua di un pacco postale».
AGGIORNAMENTO DEL 31 GENNAIO 2012
AGGIORNAMENTO DEL'1 FEBBRAIO 2012
AGGIORNAMENTO DEL 31 GENNAIO 2012
IL QUOTIDIANO DEL 31.01.2012 |
IL QUOTIDIANO DELL'1.02.2012 |
Quello che doveva essere un fiore all'occhiello di un grande comprensorio,come sappiamo,si è trasmormato negli anni un GRANDE AFFARE per "alcuni" ed anche un serbatoio di voti per altri.Tutto ciò sulle spalle,anche,di molti dipendenti che lasciavano fare.La vergogna,oggi,è ancora più grande perchè si continua ,con irrispettosità,a palleggiare il problema.Si vede che chi ha il dovere,civico e morale,di riappianare lo stato di fatto non conosce la parola VERGOGNA.
RispondiElimina