“Nel tram mi tremavano le gambe” racconta. “Ma era qualcosa che andava fatta. Portai con me dei pennelli e dei colori e decisi di colpire nel bel mezzo di Milano. Alla Scala. Così cominciai a colorare la città grigia”.Era il 14 luglio del 1986 quando Francesco Magli dipinse quei blocchi di cemento arrotondato (i panettoni spartitraffico) che a ogni angolo di Milano segnano un divieto o una proibizione. Blocchi che possono trasformarsi nelle mani di un artista in uno strumento di libera creatività, “come chiodi sul muro della città a cui appendere la propria rivolta” e “combattere la costrizione della legge con la libertà del colore”. Una data storica (la presa della Bastiglia) che l’artista calabrese scelse per celebrare la rivolta popolare per eccellenza. Fu poi multato per aver “imbrattato”. Ma per Francesco – «pittore militante che ha fatto di Milano il suo terreno d'azione, della mappa della città un territorio reale e immaginario da cui lanciare i suoi strilli di megafono» - che con l'insegnamento e la pittura vuole far riflettere sulla realtà contemporanea e sulle contraddizioni del denaro e del consumo - era una azione irrinunciabile per protestare contro la politica degli sfratti. Contro le ingiustizie di una città tentacolare e grigia che lascia poco spazio alla creatività e alla forza del colore. A quella data deve la sua popolarità di artista, guadagnandosi spazio su tutti i giornali dell’epoca. Da quel momento, ma anche da prima la sua vita è votata all’arte. Arte e Vita sono inscindibili in un “cortocircuito di politica e pensiero”. Sempre alla ricerca di nuove esperienze, di nuove iniziative per far conoscere le opere d'arte e soprattutto l'uomo che sta dietro di esse, la sua anima, per la affermazione della dignità dell'uomo, per il "grande dialogo", per l'amicizia e la solidarietà tra gli uomini, per la Pace, la Giustizia.“A questo mondo io sono e sarò sempre dalla parte dei poveri”, dice Magli con Garcia Lorca.
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