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Addio Gaetano Coccimiglio, poeta di particolare acume e cultore del dialetto Aiellese

Cultore profondo e appassionato di poesia e del dialetto aiellese che "usa con intensità emotiva e con compiacimento intellettuale e culturale" (G. Pucci). 
La sua capacità di evocare nel lettore profondi sentimenti ha fatto di Coccimiglio un poeta apprezzato anche al di fuori della comunità Aiellese.

AIELLO CALABRO – Gaetano Coccimiglio, poeta dialettale di particolare acume, autore di libri di poesie, e del Piccolo vocabolario del dialetto Aiellese, è morto stamane all’ospedale di Cosenza dove era ricoverato.
Nato ad Aiello Calabro nel 1934, geometra e funzionario del Corpo Forestale in pensione, Coccimiglio aveva la sua grande passione per il dialetto e la poesia vernacolare. Memorabili le diverse edizioni delle serate di Poesia sotto le stelle organizzate da Il Castello a metà anni ’90. Nel ’98, molti dei suoi componimenti (44 in dialetto e 24 in italiano) erano stati raccolti nel volume “Poesie” (in vernacolo ed in lingua, con prefazione di Geniale Pucci). Poesie che, molte volte, hanno sullo sfondo il suo paese, verso il quale ha sempre nutrito “un amore profondo”.
“Il lettore delle sue poesie – scriveve G. Pucci nella prefazione – potrà facilmente notare la fluidità dei suoi versi, che non viene mai condizionata dalle esigenze del ritmo e della rima (sempre alternata o baciata), la straordinaria varietà dei termini dialettali, che assume sempre le vesti di “organicità semantica” e di originalità espressiva”.
Propria la conoscenza approfondita del lessico dialettale “permette al poeta – faceva notare ancora Pucci – di usare altri registri, oltre a quello lirico-elegiaco”.
Tante, tantissime le poesie ascoltate durante le serate estive che ci hanno fatto sorridere, o che ci hanno fatto emozionare. Indimenticabili: Paise mio, a Mimosa, Vienime ‘nsuonnu, U casellune, U bandu, o l’articulu parpagnuolu, o ancora U fidanzamentu.
Di due anni fa, l’ultima fatica del Piccolo vocabolario. Un’opera scritta assieme a Pietro Pucci, in cui è stata raccolta una parte significativa del nostro patrimonio lessicale ed etnografico.
Gaetano Coccimiglio riposerà ora nella sua Aiello. Quella delle “casicelle stritte e ammunzellate/ fravicate allu pede du castiellu”.
Ciao Gatà, ti ricorderemo e sorrideremo leggendo i tuoi versi. Che siamo certi anche tu non mancherai di recitare ancora ai molti amici che ti hanno preceduto.
‘A vita è troppu curta ppe daveru/ chì a nu mumentu se finisce a zeru,/ però chine ha campatu de cristianu/ lasse llu nume suo chi va luntanu”.

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