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Valle Oliva, terre a perdere. L'intervento integrale di Piersante segretario regionale della Fp Cgil Medici






Sebbene assente per ragioni familiari, Piero Piersanti, segretario regionale della Cgil Medici ha voluto lo stesso dare il proprio apporto alla manifestazione. Ecco il documento inviato ai promotori dell'incontro di domenica 13 settembre u.s.

(La Vallata del Signore ph. bp)


L'inquinamento della valle del Fiume Oliva, per il sospetto interramento di rifiuti che non sono stati prodotti localmente, è una emergenza che data ormai da due decenni e che continua a vivere nella coscienza dei cittadini, a prescindere dall'esito delle analisi di laboratorio o delle inchieste della magistratura. Dopo il proscioglimento dell'armatore Messina dalle accuse di affondamento doloso della motonave Rosso abbiamo temuto che si volesse mettere una pietra sopra all'intera vicenda, contro il sentimento della popolazione, basato su tante piccole evidenze e tante piccole testimonianze messe insieme dal passa-parola di comunità. Ora nuovi dati e nuove testimonianze ufficiali consentono di riprendere le indagini e riaccendono la speranza che si possa dare risposta a tanti interrogativi rimasti insoluti. Di fronte a questa svolta, però, bisogna fare alcune riflessioni sul ruolo delle istituzioni in questa, e in altre vicende come questa, e denunciare con fermezza le lacune che emergono.

La magistratura inquirente, ancora una volta, è costretta a riempire il vuoto lasciato da altre istituzioni. Ordina analisi e consulenze, ottiene in uso costose apparecchiature elettroniche, richiede fondi per eseguire prospezioni del terreno, aprendo così la porta al finanziamento della bonifica del sito. Pur ammirando il coraggio e la lungimiranza di questa Procura, e nel rispetto della sua autonomia d'iniziativa, credo che sia lecito chiedersi se fare tutto questo spettasse ad essa piuttosto che ad altri.
Esiste dagli anni '80, almeno sulla carta, un osservatorio epidemiologico della Regione Calabria, ma i dati diffusi in questi giorni sull'aumento della frequenza di patologie tumorali nei comuni limitrofi all'area, non provengono da esso e non sono il risultato di un monitoraggio continuo nel tempo, come tutti siamo indotti a credere. Quei dati sono il frutto di una ricerca specifica, affidata ad un consulente della Procura, anche se si tratta di un epidemiologo della stessa Regione, tanto è vero che non sono resi pubblici.
Esiste, poi, da cinque anni, la proposta di istituire presso l'ARPACAL, in collaborazione con la Regione, un osservatorio di epidemiologia ambientale, per studiare le associazioni tra i fattori di pressione ambientale e la salute e per farsi carico della comunicazione del rischio alla popolazione. Ma tale proposta non è mai stata presa in considerazione dai Direttori Generali che si sono succeduti alla guida dell'Agenzia per l'Ambiente. Anche se, improvvisamente e proprio in questo mese di agosto, è stato bandito un concorso per dare un incarico di direzione in questo campo all'esterno dell'Agenzia, senza tenere conto delle professionalità esistenti all'interno (ma questa è un'altra storia, di cui il sindacato dovrà presto chiedere conto).
Sappiamo che l'ARPACAL, attraverso i suoi laboratori, ha segnalato la presenza di metalli pesanti e polvere di marmo, estranei alle lavorazioni e ai prodotti locali, lungo il corso del fiume. La notizia è stata riportata dalla stampa, altrimenti non sarei autorizzato a diffondere il dato, pur essendo un dirigente dell'Agenzia. Anche in questo caso si è trattato di ricerche effettuate su richiesta specifica della Procura, alle quali non sono seguite altre indagini ordinarie, promosse dagli Enti locali o dai Servizi di Igiene pubblica del Servizio sanitario, per approfondire questi risultati e per stabilire se la contaminazione poteva essere stata trascinata a valle e interessare le produzioni agricole della zona, attraverso il suolo o le falde acquifere.
Più incerti appaiono i dati sulla presenza di materiale radioattivo estraneo alla struttura delle rocce locali, ma altri risultati potrebbero derivare dai carotaggi del terreno.
Lo scenario ora descritto si ritrova in tante altre situazioni simili, in tanti probabili siti di inquinamento da rifiuti tossici sparsi nella nostra Regione. L'esempio forse più clamoroso è il sito di interesse nazionale della ex Pertusola di Crotone, che attualmente è interessato da un intervento di bonifica. Probabilmente quel sito è all'origine, tra le altre possibili patologie ambientali, di casi di mesotelioma pleurico (una patologia letale tipica della manipolazione di amianto), che si sono registrati in quel territorio nei primi anni '90, ma sui quali i servizi sanitari territoriali non sano stati mai coinvolti e messi in condizione di indagare.
Il mio compito in questo dibattito non poteva essere quello di informare e di spiegare, perché altri hanno l'obbligo di farlo e non intendo sostituirmi a nessuno, ma non posso sottrarmi al compito di denunciare. Le mie denunce non vogliono creare effetto-notizia o sfiducia nelle istituzioni, ma suscitare la consapevolezza che è necessario pretendere un sistema di prevenzione e di sorveglianza permanente, gestito dal basso e immune da interferenze politiche. Condivido la richiesta fatta dal comitato "Natale De Grazia" della pubblicazione di tutte le analisi eseguite nella Valle dell'Olivo, anche perché l'obbligo di informazione sui rischi ambientali è tutelato da una direttiva europea, ma non basta. Vorrei riuscire a trasmettere questo messaggio: che non serve rincorrere singoli disastri o costruire esperienze sull'emergenza. Questo modo di fare può solo a spianare la strada a qualche carriera rapida, ma non sedimenta organizzazione e non lascia alcuna eredità duratura a questa e ad altre comunità locali.

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