Fonte Il Quotidiano della Calabria 25 giugno 2008 pag. 24 (di Alessandro Pagliaro)
PASQUALE Bruni (nella foto con i figli Eugenia ed Alessandro) è un emigrato di lusso, che ogni tanto, quando il lavoro glielo consente fa ritorno in Calabria per ritrovare le proprie radici. La sua è una carriera fortunata, grazie soprattutto al talento di artista che ha sempre posseduto. Disegna e produce gioielli, e insieme a Bulgari e Damiani, oggi fa parte dell'Olimpo degli orafi più famosi del mondo. La sua è una storia vera che potrebbe assomigliare ad una favola.
Nasce ad Aiello Calabro nel 1952 da famiglia modesta e studia fino alla terza media. I genitori però sono costretti ad emigrare in Canada a Vancouver, dove trovano lavoro. Pasquale e il fratello Emilio, più grande di lui di due anni, invece decidono di trasferirsi a Valenza presso alcuni parenti. Volevano restare in Italia. Si iscrivono ad una scuola orafa e contemporaneamente lavorano come artigiani in alcune botteghe del posto. Racconta un suo cugino, che aveva seguito la stessa avventura, che Pasquale era il più bravo tra tutti. Aveva per la testa idee nuove sui gioielli. Non faceva altro che disegnare e creare in continuazione. Così inizia a muovere i primi passi dando vita alle prime collezioni. Sempre con il fratello apre un piccolo negozio di oreficeria con laboratorio, investendo ogni guadagno nell'attività per dare vita in seguito ad una piccola azienda, la “Gioel Moda BBP”. Da quel momento correrà da solo: il fratello voleva una vita più tranquilla con la famiglia.
Dopo alcuni anni espone i suoi gioielli presso alcune gioiellerie dell'Imperial Hotel di Tokyo, e il Rockefeller Center di New York. Il successo è enorme. L'azienda cambia nome e diventa “Pasquale Bruni”. Da qui, espande il suo mercato in Italia, e quando alcuni personaggi famosi si accorgono di lui è il boom. Oggi, Pasquale Bruni, si trova a capo di una azienda con una produzione di 15mila preziosi all'anno tra anelli, orecchini, collier, bracciali, di cui il 60% viene esportata in tutto il mondo. Il fatturato cresce a ritmi del 10% ogni esercizio, basti pensare che il bilancio 2006 ha chiuso a quota 20 milioni di euro. «Le nostre creazioni- ha affermato in una intervista Pasquale Bruni - sono pensate per un pubblico sofisticato ed esigente che ama gioielli unici, lavorati artigianalmente e capaci di esprimere un tono di haute couture». Ad affiancarlo, oggi ci sono figli Alessandro (amministratore delegato) e Eugenia (direttore creativo), che gestiscono una catena distributiva con oltre 500 punti vendita in tutto il mondo e cinque monomarca. In una recente intervista rilasciata a “La Repubblica”, il direttore marketing dell'azienda, Francesco Spanedda racconta: «Abbiamo iniziato selezionando le gioiellerie più prestigiose delle varie capitali del lusso a cui affidare la vendita delle nostre collezioni. Visto il successo incontrato abbiamo avviato in parallelo l'apertura di boutique dirette. Tutte hanno la medesima linea di progetto ideata dallo stesso Pasquale Bruni e realizzata con la collaborazione dello studio di architettura Chipperfield. La prima è quella di Milano, seguita nel 2003 da quella di Tokyo”.
Il debutto di Pasquale Bruni a Parigi, nella splendida cornice di Place Vendome, è avvenuto nel 2005. Ma nella ville lumière si cerca una seconda location.
E dopo l'inaugurazione di una boutique negli Emirati Arabi, ora il mercato è rivolto alla conquista della Russia con l'apertura di un monomarca a Mosca, in Cina e con l'ambizione di espansione su Shanghai e Hong Kong.
Ad affiancare il padre nella produzione creativa delle collezioni è la figlia, Eugenia Bruni.
Il catalogo dei preziosi firmati Pasquale Bruni comunque contiene anche modelli che “ripetono” i simboli di luna, cuore, stella e fiore “riprodotti sempre come dettagli che arricchiscono o che danno ispirazione al gioiello”. Pasquale Bruni lancia due nuove collezioni all'anno: una a gennaio e una in aprile, in concomitanza con la fiera di Basilea. Ma non è solo l'attività commerciale in senso stretto a caratterizzare il suo impegno. Basti ricordare che nell'ottobre del 2006 in collaborazione con “Sotheby's” a Milano ha organizzato un'asta di beneficenza a favore della Onlus Sos Italia Villaggi dei Bambini. Lo scopo era quello di accogliere nelle strutture nuovi bambini orfani e abbandonati “garantendo loro sicurezza, affetto materno e fraterno per il resto della loro vita, così come l'accesso alla salute e all'istruzione e il sostegno nel percorso verso l'autonomia e l'indipendenza”.
Gioiello simbolo dell'iniziativa: il “Talismano d'Africa”, un anello a testa di elefante in oro bianco e diamanti “che rappresenta il legame elettivo ed affettivo di Pasquale Bruni con il continente africano”.
Ma a parlare ancora di lui è Antonio Guzzo, che risiede a Paola, figlio di sua cugina, Anna con cui Pasquale è stato anche compagno di banco alle scuole medie.
“Ogni estate - dice – Pasquale viene in Calabria e ci viene sempre a trovare. E' legatissimo ai luoghi dell'infanzia, e quando è con noi parla sempre con mamma dei giochi, dei luoghi dell'epoca, e di quella società contadina scomparsa. Ora sta aggiustando la casa dei genitori e trascorre sempre una settimana ad Aiello. Quando lascerà l'azienda tornerà in Calabria - terra madre e matrigna - come dice lui”.
PASQUALE Bruni (nella foto con i figli Eugenia ed Alessandro) è un emigrato di lusso, che ogni tanto, quando il lavoro glielo consente fa ritorno in Calabria per ritrovare le proprie radici. La sua è una carriera fortunata, grazie soprattutto al talento di artista che ha sempre posseduto. Disegna e produce gioielli, e insieme a Bulgari e Damiani, oggi fa parte dell'Olimpo degli orafi più famosi del mondo. La sua è una storia vera che potrebbe assomigliare ad una favola.
Nasce ad Aiello Calabro nel 1952 da famiglia modesta e studia fino alla terza media. I genitori però sono costretti ad emigrare in Canada a Vancouver, dove trovano lavoro. Pasquale e il fratello Emilio, più grande di lui di due anni, invece decidono di trasferirsi a Valenza presso alcuni parenti. Volevano restare in Italia. Si iscrivono ad una scuola orafa e contemporaneamente lavorano come artigiani in alcune botteghe del posto. Racconta un suo cugino, che aveva seguito la stessa avventura, che Pasquale era il più bravo tra tutti. Aveva per la testa idee nuove sui gioielli. Non faceva altro che disegnare e creare in continuazione. Così inizia a muovere i primi passi dando vita alle prime collezioni. Sempre con il fratello apre un piccolo negozio di oreficeria con laboratorio, investendo ogni guadagno nell'attività per dare vita in seguito ad una piccola azienda, la “Gioel Moda BBP”. Da quel momento correrà da solo: il fratello voleva una vita più tranquilla con la famiglia.
Dopo alcuni anni espone i suoi gioielli presso alcune gioiellerie dell'Imperial Hotel di Tokyo, e il Rockefeller Center di New York. Il successo è enorme. L'azienda cambia nome e diventa “Pasquale Bruni”. Da qui, espande il suo mercato in Italia, e quando alcuni personaggi famosi si accorgono di lui è il boom. Oggi, Pasquale Bruni, si trova a capo di una azienda con una produzione di 15mila preziosi all'anno tra anelli, orecchini, collier, bracciali, di cui il 60% viene esportata in tutto il mondo. Il fatturato cresce a ritmi del 10% ogni esercizio, basti pensare che il bilancio 2006 ha chiuso a quota 20 milioni di euro. «Le nostre creazioni- ha affermato in una intervista Pasquale Bruni - sono pensate per un pubblico sofisticato ed esigente che ama gioielli unici, lavorati artigianalmente e capaci di esprimere un tono di haute couture». Ad affiancarlo, oggi ci sono figli Alessandro (amministratore delegato) e Eugenia (direttore creativo), che gestiscono una catena distributiva con oltre 500 punti vendita in tutto il mondo e cinque monomarca. In una recente intervista rilasciata a “La Repubblica”, il direttore marketing dell'azienda, Francesco Spanedda racconta: «Abbiamo iniziato selezionando le gioiellerie più prestigiose delle varie capitali del lusso a cui affidare la vendita delle nostre collezioni. Visto il successo incontrato abbiamo avviato in parallelo l'apertura di boutique dirette. Tutte hanno la medesima linea di progetto ideata dallo stesso Pasquale Bruni e realizzata con la collaborazione dello studio di architettura Chipperfield. La prima è quella di Milano, seguita nel 2003 da quella di Tokyo”.
Il debutto di Pasquale Bruni a Parigi, nella splendida cornice di Place Vendome, è avvenuto nel 2005. Ma nella ville lumière si cerca una seconda location.
E dopo l'inaugurazione di una boutique negli Emirati Arabi, ora il mercato è rivolto alla conquista della Russia con l'apertura di un monomarca a Mosca, in Cina e con l'ambizione di espansione su Shanghai e Hong Kong.
Ad affiancare il padre nella produzione creativa delle collezioni è la figlia, Eugenia Bruni.
Il catalogo dei preziosi firmati Pasquale Bruni comunque contiene anche modelli che “ripetono” i simboli di luna, cuore, stella e fiore “riprodotti sempre come dettagli che arricchiscono o che danno ispirazione al gioiello”. Pasquale Bruni lancia due nuove collezioni all'anno: una a gennaio e una in aprile, in concomitanza con la fiera di Basilea. Ma non è solo l'attività commerciale in senso stretto a caratterizzare il suo impegno. Basti ricordare che nell'ottobre del 2006 in collaborazione con “Sotheby's” a Milano ha organizzato un'asta di beneficenza a favore della Onlus Sos Italia Villaggi dei Bambini. Lo scopo era quello di accogliere nelle strutture nuovi bambini orfani e abbandonati “garantendo loro sicurezza, affetto materno e fraterno per il resto della loro vita, così come l'accesso alla salute e all'istruzione e il sostegno nel percorso verso l'autonomia e l'indipendenza”.
Gioiello simbolo dell'iniziativa: il “Talismano d'Africa”, un anello a testa di elefante in oro bianco e diamanti “che rappresenta il legame elettivo ed affettivo di Pasquale Bruni con il continente africano”.
Ma a parlare ancora di lui è Antonio Guzzo, che risiede a Paola, figlio di sua cugina, Anna con cui Pasquale è stato anche compagno di banco alle scuole medie.
“Ogni estate - dice – Pasquale viene in Calabria e ci viene sempre a trovare. E' legatissimo ai luoghi dell'infanzia, e quando è con noi parla sempre con mamma dei giochi, dei luoghi dell'epoca, e di quella società contadina scomparsa. Ora sta aggiustando la casa dei genitori e trascorre sempre una settimana ad Aiello. Quando lascerà l'azienda tornerà in Calabria - terra madre e matrigna - come dice lui”.
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