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Sotto il segno dei Cybo

Sotto il segno dei Cybo. Si potrebbe ricordare così la presenza in Calabria, dal 28 aprile al primo maggio scorsi, di una nutrita rappresentanza della Sezione “Massa-Montignoso” di Italia Nostra, l’associazione nazionale per la tutela del Patrimonio storico, artistico e naturale della Nazione.

Durante il periodo di permanenza in terra calabra, l’iniziativa programmata dal gruppo toscano si è articolata in una visita guidata nella cittadina tirrenica (uno dei tanti feudi appartenuti al Casato ligure-toscano, proprietario dello Stato di Aiello dal 1566 sino all’eversione della feudalità), incontri con la locale istituzione comunale, ed escursioni anche nelle principali mete turistiche calabresi come il Museo di Reggio Calabria, la Sila e la città dei Bruzi. Una occasione, questa, che aveva quale scopo principale, come ha riferito Agnese Bondielli, segretaria dell’associazione, quello di «far conoscere il territorio e la sua storia perché è attraverso la cultura, l'arte e le tradizioni che la gente ritrova e rinnova il senso di identità e appartenenza».

Il Casato feudatario rappresenta dunque il filrouge che lega l’antico Stato di Aiello (che sotto i Cybo era passato da Contea a Marchesato e poi a Ducato) a Massa e Carrara, a Ferentillo, a Padula Beneventana e ad altri centri sparsi per l’Italia. Tutti questi possedimenti cibei - com’è noto – sono oggetto di una serie di disegni. Una preziosa collezione (in tutto sono 56 stampe) di autore anonimo (secondo alcuni studiosi potrebbero attribuirsi al pittore fiammingo Giusto Utens e a suo figlio Domenico), databili tra la fine del XVI secolo e i primi decenni del XVII, cioè a cavallo tra l'ultima fase del governo albericiano e il periodo iniziale del principato di Carlo I, raffiguranti possedimenti dei Cybo Malaspina, di cui 28 sono vedute del Principato di Massa e del Marchesato di Carrara, con le rispettive frazioni collinari, mentre le altre 28 riguardano i Ducati di Ayello (comprese quelle di Serra, Terrati, Lago e Laghicello che facevano parte dell’antico Stato aiellese), Ferentillo, Padula e diverse altre località. Si tratta di vedute disegnate a penna con inchiostro seppia su carta filigrana – acquisite nel 1915 per il prezzo di 50 lire ed ora conservate presso l’Archivio di Stato di Massa -, molto probabilmente commissionate dai Cybo-Malaspina a scopo prevalentemente documentario, che costituiscono oggi una preziosa fonte iconografica per gli studi storici che «potrà rivelarsi – scrive il curatore della pubblicazione Claudio Palandrani - una straordinaria miniera di informazioni sull'evoluzione dei centri abitati e dei territori rappresentati ma anche, più in generale, consentire nuove scoperte o ricevere conferma di notizie storiche non altrimenti desumibili da documenti d'archivio».

Meritoria la pubblicazione del corpus completo della mappe, che la Sezione “Massa-Montignoso” di Italia Nostra ha voluto in occasione del 450° anno della fondazione di Massa Nova (o Cybea) da parte di Alberico I Cybo-Malaspina, con «il desiderio di farli conoscere agli abitanti degli ex feudi cybei, uniti da una comune vicenda storica, ed in particolare, portarli alla conoscenza dei numerosi ricercatori e studiosi che oggi si pongono il problema dell’iconografia urbana come straordinaria fonte documentale per la ricerca sul territorio».

Le mappe riguardanti Aiello (che erano state pubblicate per la prima volta dallo storico Fausto Cozzetto, autore tra l’altro del volume “Lo Stato di Aiello. Feudo, Istituzioni e Società nel Mezzogiorno Moderno”, Editoriale Scientifica, Napoli, 2001) – «ci mostrano – fa notare lo studioso Raffaele Borretti che ha fatto da cicerone ai turisti massesi - una città potente, ben difesa da mura e dalla possente rocca sovrastante, e le terre e casali dipendenti, boschi ricchi di cacciagione – come nei secoli hanno sempre testimoniato i viaggiatori – feconde attività produttive (un atto del 1618 attesta anche l’esistenza del “porto di Ajello”, sito probabilmente nella zona di Campora), numerosi edifici ecclesiastici».

Commenti

  1. ... così era Aiello una volta. Ora, però, quei tempi sono passati; gli uomini che ci hanno governato e che ci governano, salvo rarissime eccezioni, hanno provveduto a distruggere le vestigia antiche e la memoria storica... un vero peccato!

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