Il testo è una visione ispirata
dal primo di una serie d’incontri programmati, tenutosi presso il Municipio di
Cleto tra alcuni sindaci del Comuni vicini, a nord e a sud del Fiume Savuto, il
dott. Gregorio Aversa, Responsabile Territoriale della Sovrintendenza ai Beni
Archeologici della Calabria, l’Associazione Culturale Cletarte di Cleto ed il
Gruppo Archeologico Alybas di Serra d’Aiello, per concordare un’azione
coordinata per la realizzazione di un progetto comune finalizzato alla scoperta
e valorizzazione dei beni culturali del territorio.
di Franco Pedatella
Temesa vola, al vento ha l’ali
aperto,
da picciol nido il becco in
alto drizza
ov’aura pura porta allo
scoperto
e mostrane le doti, ogni
ricchezza,
che i secoli e i millenni
avéan coperto
dell’ombra dell’oblío per
darle intatte
ai figli suoi moderni che in
concerto,
riuniti qui, tra lor le mani
han strette
ed han giurato di ridar la
luce
al patrimonio sotto i piedi
ascoso,
dove il Savuto l’acque al mare
adduce,
l’Oliva l’onda versa in mar
pescoso,
il Catocastro apre al mar bel porto,
più a nord un dí Francesco il ciel mirava,
mentre da sud Maria l’uomo in
torto
che gía a Conflenti in priego perdonava.
Quivi la terra al sole si
distende,
tra i monti e il mar l’olivo e
l’uva accoglie
e in mezzo ai fiumi rigogliose
tende
le membra, fin che il verno
non le spoglia.
Tra mura antiche e campi e
spighe bionde
lo sguardo volgo e veggo dalle
torri
competer Greci in mare con
grandi onde
e in mezzo ai flutti spinger
come carri
ornate prore, mentre d’alti monti
segnal di guerra aduna eroi
armati
d’asce, di falci, spade con
tridenti,
che accorron, parte in ordine
schierati,
parte qual gregge o massa
uguale a ciurma,
u’ fischio primigenio chiama e
attira
ove più forte è il fuoco della
pugna
tra il batter d’onda e la
costiera altura.
Qui su cavallo bianco un
cavaliero
s’avanza in campo e tien
gladio affilato.
Di tavole di leggi è
messaggero
candido magistrato a lui di
lato.
Di fronte a lor nocchier
canuto viene
che reca in mano grande
pergamena.
L’un dona a l’altro insegna
che in man tiene
e ognun diventa quel che pria
non era.
Ora son tre in uno sí che una
fanno la volontà, fanno uno il
fine,
la forza del pensare fanno
una,
una dell’operar fan
l’intenzione.
In batter d’occhi il tintinnar
dell’armi,
lo scalpitare di cavalli in
corsa
e di guerrieri in schiera e
genti in ciurma
tacquer qual grido in gola che
si strozza.
Nel luogo, ov’oggi sono
convenuti,
i figli suoi voglion
riscoprire
l’urbe che vi fondâro gli
antenati
e darle l’ali al volo nel
futuro,
e quel che sotto il sole
all’occhio splende
a quel ch’è trapassato
collegare,
per rivelar qual oro è quel
che tende
in man donzella e il luogo
sviluppare.
Temesa i’ fu, trifronte
cittadina,
cu’ i popoli fondanti fama
diêro
nel mar lontano e in terra qui
vicina,
ovunque l’uomo e il dio lor
sede fêro.
Territorio dell’antica Temesa,
21 agosto 4014
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